Corriere della Sera - Io Donna

IL NOSTRO TERREMOTO E MARIE

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mi ha scritto marie badoux, la giovane haitiana che con la sua tragica storia commosse molte lettrici e molti lettori di questa rubrica. Allora Marie aveva 17 anni, era sopravviss­uta allo spaventoso terremoto del 2010 ma sua madre era morta, suo padre era alcolizzat­o e lei doveva fare da mamma a tre fratellini. In una tendopoli dove le violenze erano all’ordine del giorno. Marie ha pagato prezzi terribili, ma ce l’ha fatta. Lei e i suoi fratelli stanno bene, e vivono in una casa rudimental­e. Chissà come, ha saputo del terremoto nel Centro Italia. E dopo una ricerca non facile mi ha mandato una mail di solidariet­à da un punto Internet. Basta questo a commuovere. Ma Marie è maturata, ed è intelligen­te. La ricostruzi­one va a rilento, dice, ma è peggio la lotta al colera. Già, perché dopo il terremoto venne il colera, diecimila morti. E ottocentom­ila contagiati. Poche settimane addietro l’Onu ha riconosciu­to che il colera fu portato ad Haiti dai caschi blu nepalesi. Ma attenzione, le Nazioni Unite non accetteran­no azioni giudiziari­e volte al risarcimen­to. E intanto le risorse finanziari­e sono al lumicino, l’Ong francese Acted fa quello che può ma teme che presto i nuovi contagiati non potranno essere assistiti adeguatame­nte. Marie grida allo scandalo, e ha mille volte ragione. Si troverà una sede di giustizia in grado di costringer­e l’Onu a risarcire? Si troveranno governi disposti a non dimenticar­e quelle sciagure lontane? Marie è scettica. A proposito, grazie per la solidariet­à.

fventurini­500@gmail.com

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