Corriere della Sera - Io Donna
Tante specie diverse giunte da ogni angolo del globo, un solo imperativo: adattarsi all’ambiente. Oppure sparire per sempre
studiate da Darwin, solo che Ascensione era troppo remota e troppo ostile per riscuotere altrettanto interesse da parte del grande naturalista. Scoperta solo nel 1501 dai portoghesi, era un luogo dove ogni navigante si augurava di fermarsi solo il tempo necessario per uno scalo tecnico. L’isola sarebbe così rimasta a lungo uno scoglio semidesertico, ricco solo di uccelli marini, se gli uomini, una volta resisi conto che lì si poteva interrompere la monotonia di una dieta a base di gallette con uova e brodo di tartarughe marine, non avessero deciso di imprimere una brusca accelerata a un processo che secondo loro era troppo lento e non avessero iniziato a piantare migliaia di alberi, arbusti e fiori, provenienti da tutte le regioni del globo.
aranci e olivi dal portogallo, querce e pini dalla Scozia, bouganvillee ed eucalipti dall’Australia, robinie e magnolie dalle Americhe trasformarono il paesaggio che divenne sempre più simile ai giardini e agli orti che i marinai avevano lasciato in Europa. Ogni equipaggio portava qualcosa dalla sua terra di origine: conigli e gatti, insalata e aranci, olivi e capre.
Il colpo di grazia alla “naturalità” del luogo lo diedero gli inglesi, una volta definitivamente insediati nell’isola, strategicamente vicina a Sant’Elena dove Napoleone stava finendo i suoi giorni. I Kew Gardens di Londra inviarono centinaia fra alberi e arbusti in grado di sopportare i venti marini carichi di salsedine, che prepararono le condizioni per l’attecchimento delle piante più delicate. L’opera di rimboschimento proseguì per tutto il diciannovesimo secolo, con piante provenienti dagli orti botanici di Londra e di