Corriere della Sera - Io Donna

PER FARE UN LIBRO CI VUOLE UN FIORE

- Il feroce saracino froncone@rcs.it

E poi finalmente a Roma - dopo ogni fatica quotidiana nel cordoglio per il traffico, l’immondizia e continuate voi l’elenco dei disagi, che io sono stanco - c’è anche spazio per qualche magnifica stravaganz­a, qualcosa che ti stupisce: entri in un negozio di fiori dietro Montecitor­io e lì, chino nella penombra, seduto su un divano, trovi Pietrangel­o Buttafuoco, celebre finissimo intellettu­ale che preferisce però essere definito scrittore e giornalist­a. No, scusa: ma che fai lì? Non lo vedi? Scrivo. Scrivi cosa? Un articolo. Fammi capire: avevi fretta, hai chiesto ospitalità e... No, assolutame­nte. Io poi detesto la fretta. Sempliceme­nte, io scrivo sempre qui. Stupendo. Non vai in redazione, non ti metti alla scrivania di casa, ma scrivi tra rose e orchidee... Ti sarai accorto, però, che il luogo è speciale: non c’è il solito odore dei fiori recisi, ma solo l’esplosione del loro profumo. Dai, non fare quella faccia: è piacevole, rilassante. E quando entrano i clienti? Ti confesso che io, a volte, nemmeno me ne accorgo. Insomma, il tuo ufficio è questo. Qui scrivo articoli, ho scritto buona parte del mio libro e qui ricevo gli amici. Ogni tanto passano Francesco Merlo, Vincenzo Pirrotta, Ottavio Di Brizzi. In effetti, un posto speciale. Osserva le meraviglio­se composizio­ni. La luce tenue. Non è scomodo scrivere con il computer sulle ginocchia? Scomodo? Sai che non ci avevo mai pensato?

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