Corriere della Sera - Io Donna
SCRIVO UN SMS. E PENSO A ME
sarà capitato anche a voi. È tardi, sei ubriaca/o anche solo di stanchezza, c’è un momento di sospensione del reale (e del razionale) e tu scivoli in un limbo dove galleggiano ricordi, sensazioni chiaramente falsate dalla distanza di sicurezza, nostalgie di momenti mai vissuti: emo-cartoline che ti tappezzano la mente. È allora che parte il messaggio all’ex. La mattina dopo vorresti buttarti dalla finestra. Cerchi un rimedio. E mandi un secondo messaggio: riparatore delle parole sfuggite e del tuo ego ammaccato dall’inciden
È inutile, è pure peggio, le conseguenze del torpore si faranno sentire a lungo. Per fortuna un’artista newyorchese, scrive il ha trovato la soluzione. Hanny Ahern si è creata uno pseudonimo nella lista contatti del telefonino e, in quei momenti a bassa dignità, ha cominciato a mandare sms a se stessa: «Sono passata da un uso compulsivo e ansioso del cellulare a una modalità creativa, che mi placa». Ancora: «Quando ricevo una notifica per un testo inviato da me a me, ho un sussulto come se arrivasse da un’altra persona. E quando - magari settimane dopo - torno a leggerli, mi piace specchiarmi in una prospettiva modificata». La cosa artistica è diventata un progetto tecnologico:
I testi vengono indirizzati a un numero anonimo online che, in automatico, te li riconsegnerà a intervalli regolari - tre, sei, nove mesi - per un’elaborazione privata. Siamo tornati a quando la notte buttavi giù una lettera, il giorno dopo (forse) la copiavi in bella, poi cercavi una busta, compravi il francobollo, andavi a spedirla. Un sacco di tempo per ripensarci. O cambiare il finale.