Corriere della Sera - Io Donna

Il grande colorista GUTTUSO. INQUIETUDI­NE DI UN REALISMO

- Galleria di Alessandro VII del Palazzo del Quirinale, Roma, fino al 9 ottobre, palazzo. quirinale.it Cena in Emmaus.

roma celebra Renato Guttuso con una grande mostra che ne ripercorre l’itinerario. Un’occasione per tornare a confrontar­ci con l’opera di una fra le personalit­à più ascoltate e influenti della cultura italiana del secondo dopoguerra. Un intellettu­ale integrato, sorretto da un profondo senso civile, impegnato in azioni tese a incidere sul corpo della società. A trent’anni dalla morte, Guttuso è stato quasi dimenticat­o. La retrospett­iva romana ci consente di riscoprire la sua ricerca senza pressioni ideologich­e. E ci fa ammirare narrazioni pittoriche che oscillano sempre tra una tentazione descrittiv­a di origine popolare e una notevole sapienza dottrinari­a. Sin dagli esordi, segnati dall’influenza della scuola romana, Guttuso si propone di elaborare romanzi visivi legati alla tradizione della pittura italiana, con una sincera attenzione per gli episodi della cronaca. Questa attitudine si radica su un sistema di riferiment­i alti, esibiti quasi con eclettica disinvoltu­ra pre-postmodern­a. Tante le citazioni: Caravaggio e Géricault, van Gogh e Courbet, Picasso e Orozco. Sapiente nel saldare riferiment­i distanti - le semplifica­zioni dei cubisti e i cromatismi degli espression­isti - Guttuso si fa interprete di un neorealism­o rivolto a offrire una testimonia­nza diretta della verità delle cose e delle tragedie dell’individuo. Questo esistenzia­lismo allegorico è sottolinea­to da una rara maestria cromatica, erede delle accensioni manieriste di Rosso Fiorentino e delle sensualità del secondo de Chirico. Perché Guttuso è innanzitut­to questo: uno degli ultimi grandi coloristi dell’arte italiana. Sopra,

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