Corriere della Sera - Io Donna

CATHERINE ZETA-JONES

Dopo molti alti e bassi (vissuti sotto i riflettori), e una lunga assenza dalle scene, l’attrice gallese torna in tv con una serie che parla di dive e COMPETITIV­ITà. Più che un difetto, un talento. Che nel suo caso è stato indispensa­bile per ritrovare l’e

- di Alessandra Venezia

Catherine Zeta-Jones voleva tornare a recitare. E, dopo anni difficili passati nella sua casa newyorches­e, lontana da Hollywood, la star premio Oscar per Chicago ha trovato un ruolo su misura per lei: Olivia De Havilland, l’attrice britannica più ammirata della Warner Brothers negli anni ’40, rimasta nella storia per classici come Via col vento e L’e

reditiera, tra i protagonis­ti della serie antologica Feud, che racconta il dietro le quinte di Che fine ha fatto Baby

Jane?, al fianco di Susan Sarandon e Jessica Lange (nei ruoli di Bette Davis e Joan Crawford). Sposata da 15 anni con Michael Douglas, due figli - Dylan e Carys - di 16 e 13 anni, l’attrice gallese ha recentemen­te vissuto una serie di drammi familiari (Cameron, il figlio di primo letto di Michael, finito di nuovo in prigione per droghe), e dei seri - quanto pubblici - problemi di salute (per lei depression­e e bipolarism­o, per Michael cancro alla gola) che hanno messo a dura prova il suo matrimonio. A vederla ora, non si direbbe mai: sofisticat­a in un abito color petrolio che le lascia una spalla scoperta, il trucco perfetto, il look sexy da star dei tempi andati, Zeta-Jones è l’immagine della donna di successo. Suadente e composta, è una profession­ista consumata che sa come raccontars­i e sedurre il giornalist­a.

Ryan Murphy, regista di Feud, ha rivelato che il suo sogno era interpreta­re Lana Turner, e invece… E invece mi ha proposto Olivia de Havilland. «Ne sarei deliziata» gli ho sussurrato ( e abbassa il tono della voce, imitando l’attrice, ndr). Non recitavo in television­e da quando ero ragazza, in men che non si dica mi sono ritrovata qui, a Los Angeles, a fare le prove per capelli e trucco. La attraeva rispolvera­re il glamour della vecchia Hollywood? Quando ero ragazzina in Galles af-

“Sa quante volte ai provini mi sono sentita dire che ero troppo alta, troppo scozzese, troppo qualcosa? Perciò ho fatto la spagnola in Zorro”

fittavo i vecchi film e me li “bevevo” uno dopo l’altro, estasiata. Difficile immaginare che un giorno sarei stata la nuora di Kirk Douglas, e mi sarei seduta a fare colazione con una delle star piu famose di quell’epoca. Mi piaceva tutto di loro: lo stile, il modo di camminare, come parlavano, con quell’accento mid

atlantic. La loro vita era avvolta da un senso di mistero. Oggi invece sai persino che dieta seguono le star. Ma le star esistono ancora? Per me sono Susan e Jessica, donne di classe, rispettose di sé e degli altri, capaci di rimanere a galla in un business dominato dai maschi. In Feud la rivalità tra Bette Davis e Joan Crawford risulta a volte paradossal­e, tragica e dolorosa. Non è un mistero che in quei tempi, se un attore faceva parte della scuderia di uno Studio, diventava di loro proprietà. Se una sceneggiat­ura era buona, la lotta per accaparrar­si il ruolo principale diventava feroce. La competitiv­ità allora era senza quartiere. E oggi? Non sarei qui a parlare con lei se non possedessi il gene della competitiv­à. Non ce l’avrei mai fatta, dopo essere stata stesa al tappeto, a riprenderm­i. Sono competitiv­a persino quando gioco a Monopoli coi miei figli o sui campi da golf; e se gioco per denaro divento implacabil­e (ride). È un valore che vuole trasmetter­e ai suoi ragazzi? Sì, perché credo che valga in qualsiasi profession­e; una sana dose di competizio­ne aiuta a credere in te stesso. Non mi è mai sembrato giusto premiare i bambini che arrivano ultimi, per non farli sentire a disagio; il mondo non è tinto di rosa, spe- cialmente per le donne: devi lottare. Cosa sogna per i suoi figli? Che siano felici. Dylan e Carys sono davvero seri nei loro studi. Io avevo 15 anni quando ho cominciato a lavorare, non sono andata al college, ora vivrò questa esperienza attraverso di loro. E poi tutti e due hanno il tarlo della recitazion­e e frequentan­o i summer camp di teatro. Per qualche anno lei si è ritirata e non ha piu recitato. Perché? Non ho mai davvero lasciato il mio lavoro perché ho continuato a leggere sceneggiat­ure. Ma oggi voglio recitare solo con gente di talento. Non mi interessa più volare in Australia o in Sud Africa - come facevo una volta - solo per girare un film. Le batoste della vita, insomma, non devono farci capitolare. No, devi imparare a gestirle. Mi ci sono voluti nove anni di lavoro per arrivare sul set di Chicago. Sa quante volte ai provini mi sono sentita dire che ero troppo alta, troppo scozzese, troppo qualcosa? Così ho fatto la spagnola in Zorro e mi si sono aperte tutte le porte. L’unione con Michael Douglas oggi pare più solida che mai. Ho un marito che sa ascoltare e sono una moglie che ascolta. Dopo tante avversità Michael e io abbiamo raggiunto un punto magnifico nella nostra esistenza insieme. Abbiamo due figli in buona salute e impegnati. Lui sta bene, mia madre pure, io ho sotto controllo la mia condizione psicologic­a, tutto il resto viene dopo. Sono riuscita a superare prove difficili. Posso dire che la mia è una storia di successo, non le pare? E Feud, lo guardate alla sera tutti insieme? Ho una casa nuova che adoro. Ma Michael preferiva la vecchia, così sa cosa ho fatto? Gli ho regalato una bella tv “Big Curve” (ride). E lui ne va matto. Abbiamo un divano circolare, io mi siedo da un lato, Michael dall’altro, i ragazzi in mezzo. Che cosa posso chiedere di più?

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Feud, la serie tv in onda in Usa, in cui interpreta l’attrice Olivia de Havilland.
Catherine Zeta-Jones in una scena di Feud, la serie tv in onda in Usa, in cui interpreta l’attrice Olivia de Havilland.

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