Corriere della Sera - Io Donna

CLAUDIO AMENDOLA

Claudio Amendola

- di Stefania Ulivi

Nel suo ultimo film racconta la vita violenta e il lato umano di chi esce dal carcere. Nella realtà si gode l’EQUILIBRIO della maturità raggiunto anche grazie alla moglie Francesca Neri. E non si preoccupa per l’aspetto fisico, anzi: secondo lui, certe morbidezze sono un segno di vanità... Q uesta volta non ha resistito. «Mentre scrivevamo ho preferito non pensarci, poi alla fine non ho avuto dubbi: Luigi dovevo farlo io». Claudio Amendola concede il bis da regista dopo La mossa del pinguino. E, per la prima volta, dirige anche se stesso ne Il permesso. 48 ore fuo

ri (al cinema dal 30 marzo), che racconta le storie incrociate di quattro detenuti per due giorni fuori dalla prigione. Rossana e Angelo ( Valentina Bellé e Giacomo Ferrara), giovanissi­mi. Donato (Luca Argentero), trentacinq­uenne ferito e rabbioso. E il suo Luigi, appunto, 50 anni, una condanna per duplice omicidio e una famiglia che ancora spera di poter salvare. «Sono storie dure, violente, mosse da un sentimento forte. L’amore per un figlio, per una donna, per la vita. O la mancanza di amore. Tutti cercano un abbraccio caldo. Sono ispirate a vicende vere, molto crude. Il carcere nel film non si vede, ma loro se lo portano appresso, come fossero incarcerat­i nei loro problemi. Ho amato tantissimo tutti i personaggi, li ho fatti miei caricando il lato umano» spiega.

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