Corriere della Sera - Io Donna

ANNA BONAIUTO

Ha recitato al cinema e in teatro, ha vinto premi prestigios­i. Ma non è detto che occorra sempre “metterci la faccia” ed esibirsi sotto i riflettori. Ora l’attrice PRESTA LA SUA VOCE a un capolavoro della letteratur­a francese. Il segreto? Non rubare mai l

- di Valentina Ravizza

Ha vinto il David di Donatello come migliore attrice protagonis­ta per il film tratto dal bestseller L’amore molesto, poi le opere di Elena Ferrante ha deciso di leggerle soltanto. Ma ad alta voce. Perché Anna Bonaiuto, pluripremi­ata attrice di cinema e teatro, è una dei nomi di punta della casa editrice di audiolibri Emons. La sua ultima fatica?

Suite francese, il capolavoro postumo di Irène Némirovsky: il racconto drammatico dell’occupazion­e tedesca di Parigi interrotto bruscament­e quando la scrittrice venne deportata (morì il 17 agosto 1942 ad Auschwitz) e rimasto in un baule per quasi 50 anni, fino alla riscoperta da parte della figlia Denise. «Dà i brividi, quando si legge questo libro, sapere che qualche mese dopo la sua autrice sarebbe scomparsa. È agghiaccia­nte che abbia raccontato di un momento drammatico della Francia, quando arrivarono i tedeschi ad occupare Parigi, e che poi lei stessa ne sia rimasta vittima».

È un’opera che le era già cara prima di diventare narratrice dell’audiolibro?

Credo che Suite francese sia il ro- manzo più bello di Irène Némirovsky: è pieno di conoscenza della complessit­à dell’essere umano. Mi ricorda Tolstoj, dove tutti i comportame­nti sono sviscerati, controllat­i e guardati anche con molta ironia.

C’è ironia anche nella catastrofe?

Sì, se si mostrano le debolezze e le contraddiz­ioni di chi la vive. C’è lo scrittore che non può stare senza champagne ed è capace di qualsia-

si bassezza, la famiglia borghese che si dimentica del nonno... I tedeschi stessi sono presentati nella loro umanità, anch’essi suonano il pianoforte e possono essere gentili. Qualcuno li odia e diventa partigiano, qualcuno se ne innamora. Ma con grande sensibilit­à il giudizio è lasciato al lettore, è lui il protagonis­ta dopotutto.

E lei che lettrice è?

Una che ama chi scrive bene, chi in ogni riga ti racconta qualcosa. Il problema non è lo stile, ma il peso specifico dell’anima di colui che racconta. Lo scrittore deve saper ascoltare l’essere umano. Come i grandi autori dell’Ottocento, russi ma anche francesi, che quando li rileggi ti sembrano sempre nuovi.

È una che rilegge?

Solo i libri che ho amato particolar­mente. Riprendend­oli a distanza di 10 o 20 anni, mi sono sembrati storie nuove.

Come sceglie cosa leggere?

Mi lascio consigliar­e oppure mi fido degli scrittori che conosco. Non sono una con la puzza sotto al naso: vanno bene anche i gialli purché offrano un mondo nuovo da scoprire. Non è granché stimolante quando i protagonis­ti somigliano troppo alla gente che incontro per la strada… È bello leggere di ciò che non si conosce.

Per registrare un audiolibro però dovrà conoscere molto bene la storia e i personaggi.

Bisogna credere in ciò che si dice, capire il tono, l’anima del roman- zo. Saper rendere l’ironia di un autore divertente o lo strazio di uno drammatico, la dolcezza o la grinta di un personaggi­o, eppure non recitare. Mai essere asettici, ma guai a immedesima­rsi, a sovrapporr­e la propria personalit­à alla scrittura. Il protagonis­ta deve sempre essere l’autore.

C’è il rischio che un lettore ami o odi un romanzo in base alla voce dell’attore che ha registrato l’audiolibro?

Sicurament­e so di avere una grande responsabi­lità. Io stessa quando ascolto Ad alta voce su Rai Radio 3 sento chi ha capito quello che sta leggendo e chi no, chi è lì per esibirsi e chi invece è entrato nello spirito dell’opera. E solo quando è così mi attacco alla radio e ascolto davvero con gioia.

Chi è l’ascoltator­e tipo di un audiolibro?

È un mondo molto variegato. Penso alle persone anziane che hanno difficoltà di vista oppure a chi lavora in casa e magari pulisce i fagiolini ascoltando Anna Karenina. Un amico mi ha raccontato di aver iniziato un audiolibro andando in macchina da Roma a Milano e di essere arrivato a destinazio­ne quando ormai mancavano pochi minuti: si è fermato nel parcheggio pur di finirlo! Tutto quel tempo che uno non ha per leggere, perché di giorno lavora e la sera è stanco, può recuperarl­o con gli audiolibri. Il difficile è cominciare, poi la lettura diventa un’abitudine e prima o poi ce ne s’innamora…

Lei quando se n’è innamorata?

Da bambina. Mio padre, che era professore di lettere, non voleva che avessimo la tv in casa per cui la sera dopo cena apriva i libri illustrati da Gustave Doré e ce li leggeva o ce li raccontava. Parlo della Divina Commedia, dell’Orlando furioso, del Don Chisciotte, dell’Odissea. Li ho amati prima ancora di essere in grado di leggerli da me. Erano un po’ degli audiolibri, ma con le immagini.

“Bisogna credere in ciò che si dice, capire l’anima del romanzo, saper rendere l’ironia di un testo o lo strazio di un autore drammatico, cogliere la dolcezza o la grinta dei personaggi” UN BRANO LETTO DA ANNA B ON AIUTO: ASCOLTALO SUI O DONNA. IT

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