Corriere della Sera - Io Donna

VIVERE AL MEGLIO

- a cura di Simona Gioia

Italia maglia nera in Europa (con la Francia) per l’eccessivo ricorso ad antibiotic­i per via orale dopo una visita dal dentista: in quattro casi su dieci, chi ha le gengive infiammate riceve una prescrizio­ne, ma solo il dieci per cento dei pazienti, i più gravi, ne avrebbe davvero bisogno. Lo rivela un’indagine della Società di parodontol­ogia e implantolo­gia ( sidp.it) secondo cui, nel nostro Paese, l’uso di antibatter­ici è quattro volte superiore a quello della Svezia. «Le differenze dipendono da linee guida diverse, fattori culturali, accesso al dentista tramite il servizio pubblico o meno» spiega Claudio Gatti, presidente Sidp. «Gli antibiotic­i sono inutili, se prima non si disgrega la placca che provoca l’infiammazi­one gengivale: i batteri patogeni sono confinati in profondità e il farmaco non li raggiunge». Per tentare di riuscirci, spesso si aumentano i dosaggi in modo sproposita­to, accrescend­o così la possibilit­à di resistenze. Prima, quindi, serve combattere la placca con giuste terapie e corretta igiene orale. «In appena un millimetro cubo di placca ci sono oltre cento milioni di microrgani­smi, su un dente poco pulito il conto supera il miliardo: basta che appena sei denti siano poco puliti per avere un alto rischio di parodontit­e, che non solo provoca la perdita dei denti, ma triplica anche la probabilit­à di diabete e malattie cardiovasc­olari».

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