Corriere della Sera - Io Donna
VIVERE AL MEGLIO
Italia maglia nera in Europa (con la Francia) per l’eccessivo ricorso ad antibiotici per via orale dopo una visita dal dentista: in quattro casi su dieci, chi ha le gengive infiammate riceve una prescrizione, ma solo il dieci per cento dei pazienti, i più gravi, ne avrebbe davvero bisogno. Lo rivela un’indagine della Società di parodontologia e implantologia ( sidp.it) secondo cui, nel nostro Paese, l’uso di antibatterici è quattro volte superiore a quello della Svezia. «Le differenze dipendono da linee guida diverse, fattori culturali, accesso al dentista tramite il servizio pubblico o meno» spiega Claudio Gatti, presidente Sidp. «Gli antibiotici sono inutili, se prima non si disgrega la placca che provoca l’infiammazione gengivale: i batteri patogeni sono confinati in profondità e il farmaco non li raggiunge». Per tentare di riuscirci, spesso si aumentano i dosaggi in modo spropositato, accrescendo così la possibilità di resistenze. Prima, quindi, serve combattere la placca con giuste terapie e corretta igiene orale. «In appena un millimetro cubo di placca ci sono oltre cento milioni di microrganismi, su un dente poco pulito il conto supera il miliardo: basta che appena sei denti siano poco puliti per avere un alto rischio di parodontite, che non solo provoca la perdita dei denti, ma triplica anche la probabilità di diabete e malattie cardiovascolari».