Corriere della Sera - Io Donna

Hermann Nitsch

Foligno, CIA, fino al 9 luglio, centroital­ianoarteco­ntemporane­a.com

- di Vincenzo Trione

ermann Nitsch è stato a lungo giudicato fra le personalit­à più scandalose del secondo Novecento, autore di performanc­e respingent­i e blasfeme. Fra i protagonis­ti dell’azionismo viennese, oggi Nitsch è considerat­o fra gli artisti più drammatica­mente classici della contempora­neità. A un primo sguardo, è trasgressi­vo e provocator­io. Mentre, in effetti, è austero, sobrio, misurato. Il suo Orgien

Mysterien Theatre si dà come messa in scena vitale, travolgent­e, eppure rigorosa e controllat­a. Sulle orme dell’estetica di Wagner, Nitsch vi fonde teatro, pittura, architettu­ra e antropolog­ia. La pratica artistica, in lui, si fa atto sacrifical­e. Cacciatore e sacerdote, macellaio e medico, nei suoi happening, si serve di strumenti eterogenei: zollette di zucchero, fazzoletti di cotone, abiti talari, stole, barelle, tele, lenzuola, paramenti, oggetti liturgici. E, poi: maschere, abiti, ornamenti. Le sue opere e le sue mostre si offrono come catalogo di relitti salvati dopo la fine delle “azioni”. Un archivio di materiali eterogenei che vengono disposti con equilibrio in una cornice omogenea, in un difficile intreccio tra dimensione dionisiaca e dimensione apollinea. Questa varietà è governata dalla presenza di un colore: il rosso, assunto nelle sue infinite sfumature, da quelle accese a quelle bruciate. Simbolo e metafora, il rosso comunica emozioni e tremori, estasi e morte. «I colori si presentano quando c’è il divenire e il vivere, la resurrezio­ne permanente di ciò che è». Sopra, 18b.malaktion, 1986.

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