Corriere della Sera - Io Donna
MADRI DA FICTION
Non c’è protagonista di serie tv che sfugga al rito del PANCIONE. Tenere, trasgressive e persino in odore di horror: nessun personaggio si fa mancare questo evento che trasforma le ragazze in donne. Ma davvero funziona sempre così? Forse lo scopriremo nel
Un cliché tanto codificato che compare in molte enciclopedie di cinema e tv. Il pregnancy plot: la gravidanza, spesso indesiderata, come punto di svolta della trama, per aggiungere tensione emotiva e, soprattutto, fare da catalizzatore per la “crescita” della protagonista. Crescita che nella maggior parte dei casi vuol dire rinunci areai propri sogni. Siamo nel 2017, e il pregnancy plot è vivo e lotta. Anche in serie progressiste come Girls. Dove nell’ultima stagione Hannah (LenaDunham) resta incinta, dopo un weekend con l’istruttore di surf. Girls, che voleva essere la voce di una generazione. Non importa come andràafinire, nota Kathryn VanArendonk su Vulture: d’ ora in poi Hann ah sarà definita dalla sua gravidanza. Avrà un aborto, spontaneo o volontario, e si dedicherà seriamente alla scrittura? S’impiegherà presso una casa editrice o ufficio stampa permantenere il pupo? Cercherà una terza via? Probabilmente non lo sapremomai, la serie volge al termine. Sappiamo invece che ancora nel Terzo Millennio una serie dal titolo Girls per diventare Women deve passare da un pancione. Forse proprio da un bambino. Perché la donna incinta è il più grande cliché, pronto a esplodere nel luogo e nel momento più sbagliato: un blackout, un uragano, una rapina in banca, un ascensore bloccato. Almeno il cinema ci prova. Il dark humor inglese ha partorito Prevenge. Comedy-horror sensibile e geniale su una serial killer incinta che uc- cide secondo le istruzioni di un feto diabolico. Evoca il senso di disorientamento e d’impotenza delle futuremadri, ansia pre-parto, ambivalenza. «Vi verrà voglia di correre a sterilizzarvi» ironizza sul NewYorkTimes Jeannette Catsoulis. Altrove, la gravidanza è esame dimaturità. E dai tempi di Murphy Brown (1988-98), la cui maternità era un referendum sulla possibilità, per una donna single eincar rier a,d’ averfi gli, latv ne è piena. In Beverly Hills 90210, una bimba in arrivo sconvolgeva i piani di Andrea Zuckerman, la talentuosa del gruppo. E per noi, ragazzacce degli anni fra i Novanta e i Duemila, il momento più odioso è in Sex and theCity, quandola neo-mamma Miranda valuta un trasloco, per il bene del marmocchio, in unaBrooklynn on ancor ahi pst er,e sene lagna per tutta la puntata. Sarà Steve, maschio e quindi maturo, che le farà notare «Miranda, non si tratta più solo di te. Brady diventerà sempre
più grande». Neanche l’avesse portato in grembo lui per novemesi. Succede inGilmoreGirls, nello speciale AYearinth eL ife andato inonda l’ annosc orso su Netfl ix. DoveRory, che sembrava finalmente aver canalizzato il malessere Millenni al sul romanzo della propria famiglia, nell’ ultima scena confessa aL ore lai di essere incinta. Fateci caso: succede soprattutto quandola protagonista ambisce a essere scrittrice. In Girls, l’episodio in cui Hannah scopre d’essere incinta si apre con una sua intervista a un’ autrice famosa .« Non aver figli, per una scrittrice, è quanto di più naturale» dice quella. Maternità e scrittura sono incompatibili, prendenota Hannah. Efaremmo un torto all’intelligenza della D un hamsen on immaginassi- mo che voglia in qualche modo scardinare il cliché, fatto sta che non c’ è ancora riuscita. E non ci riuscirà, perchéc’è troppopoco tempo. Al pregiudizio si sottrae in parte solo un’altra serie, la satira romantica
Jane the Virgin. Incentrata, ironicamente, proprio su una gravidanza (l’inseminazione artificiale per sbaglio di una ventenne con ambizioni dascrittricedi romanzi rosa). Inbarba alla responsabilità del pargolo - o forse per quella?-Ja ne diventa più risoluta ancora: s’ iscrive al master, si trova un agente e pubblica il primo romanzo. Nonostante le muoia anche ilmarito. Per latv, quasiun’aliena.
Un cliché con cui è alle prese la stessa letteratura. Che se sull’Atlan
tic, qualche tempo fa, si chiedeva se il segreto di una scrittricedi successo non fosse avere un solo figlio, l’anno scorso, sul NewYorkMagazine, era andata oltre. Interrogandosi se la maternità stessa, quindi anche un figlio solo, non fosse minaccia alla creatività. «Puoi essere Virginia Woolf e madre insieme?» si chiedeva KimBrooks. E rispondeva: «Scopo dell’arte è destabilizzare. Il contrario di ciò che un genitore deve fare ». Ma perché questo tormento peri maschi non vale? Alla fine il problema, conGirls, non è tanto che Hannah è incinta, anche se si vorrebbe che la tv trovasse nuovi banchi di prova per valutare la realizzazione di una donna. Il problema è che la gravidanza arriva adesso, a poche puntate dalla fine, quando non sarà più possibile illustrare le conseguenze di una scelta. Perché la tv, nota VanArendonk, è bravissima ad illustrare lo choc di un test di gravidanza positivo, di scene diparto isteriche, molto meno a raccontare che succede dopo. Come sarebbe essere scrittrici e madri insieme? Cari sceneggiatori, _ o cominciate a chiedervelo, o il pre
gnancyplot deve morire.