Corriere della Sera - Io Donna
la morte? per me non esiste
Avevo cinque anni quando mi sono reso conto per la prima volta dell’esistenza della morte. in quel caso riguardava i nonni, ma è chiaro che il punto centrale della questione èperme, comeper tutti, la miamorte, comeequandosarà. non me ne sono però mai preoccupato molto, perché mi è sempre stato chiaro che io e leinon ci incontreremomai: o ci sono io o c’è lei. il mio corpo si spegnerà, ma lamia presenzaame stesso no. idea forse stravagante, ma radicata in me. lamorte non esiste; esiste solo la vita, e basta e avanza. noi esseri umani sappiamo di essere vivi e che questa condizione non durerà per sempre. se tutto va bene, a poco a poco invecchieremo e un giorno ci spegneremo. anche nel pieno dei nostri anni e di quelli dei nostri cari, ci accade ogni tanto di pensare alla morte, a“questo supremo scolorar del sembiante, e perir dalla terra, e venir meno ad ogni usata, amante compagnia ”( leopardi,
Canto notturno d’ un pastore errante d el l’ Asia,ndr). t al e riflessione non è delle più amene, ma è assai diffusa. le domande fondamentali sono: Come sarà lamorte? Che cosami succederà allora? alla morte si pensa meno spesso e meno ossessivamente che nel passato; rappresenta un evento più raro, perché le condizioni sociali e la scienza ne hanno fatto un fenomeno meno imprevedibile e perché la durata della nostra vita è aumentata e aumenta al ritmo di un trimestre in più per ogni anno che passa. Dal punto di vista astratto, la morte presenta almeno due caratteristiche contrastanti. su un pi anodi realtà, è un fenomeno naturale: gli esse riviventi da quando sono apparsi sulla terra sono morti, nessuno è mai sfuggito. sul piano conoscitivo ed esistenziale, invece, è il mistero di tutti i misteri: la consapevole limitatezza dell’ esserci. Cos’èlamorte? Dal punto di vistamateriale è l’esaurimento di un prestito. alla nascita è stato consegnato a ciascuno dino i un“tesoretto” di energia spendibile che può essere utilizzato in vari modi, ma finirà. e quando il presti tosi va esaurendo il corpo comincia a“darei numeri ”, cioè a perdere il controllo delle operazioni vitali. C’ è però anche la percezione di sé, la coscienza, quel sottofondo conoscitivo e demotivo che ci accompagna dalla mattina al laser ada quando abbiamo lasciato l’ infanzia. Chenesar àdiquesta alla fine della vita? nessuno lo sa, ma un filosofo greco suggerì un tempo che lamia coscienza non si sarebbe mai potuta incontrare conlamiamorte, perché o c’è la coscienza oc’ è la morte, mai entrambe contemporaneamente. la penso alla stessa maniera: morte e coscienza non sono compatibili. Quello che succederà dopo non è dato saperlo e ciascuno di noi deve morire con questo dubbio. o con una propria certezza, qualunque essa sia.