Corriere della Sera - Io Donna
“LEGGO LE CARTE ALMONDO”
La più giovane protagonista del Padiglione Italia ci racconta il suo “PROGETTO MAGICO”. Che associa simbologia dei tarocchi, attivismo e un’idea molto anarchica di educazione. In nome di valori universali
Ungruppodi ragazzi seduti attorno a un tavolo è impegnato nella lettura dei tarocchi. Sulle carte, al post odegli arcani maggiori, compare una nuova simbologia. C’ è La Colonia lizza zio ne. La Vulnerabilità. La Terra. Quanto a Standing Rock, una riserva di nativi americani minacciata dallac ostruzione di un oleodotto, non viene mai nominata. È durante le recenti proteste della tribù Lakota che Ade litaHusni-Bey ha cominciato a lavorare aThe Rea ding/ La seduta, la sua installazione perla Biennale d’ Arte di Venezia. Padre libico, madre italiana, un’ infanzia e un’ adolescenza vissute tra Milano e Bengasi (« Ma parlo malissimo l’ ar ab o...»),Husni-Bey, classe 1985, è la più giovane dei tre artisti invitati a esporre nel Padiglione Italia. La mostra acui prende parte s’ intitola Il Mondo Magico. È per questo che nel film che presentaci sono i tarocchi? Sì, il progetto è pensato per il tema del Padiglione. P erme è stata una sfida. Il mio lavoro( non solo quello esposto a Ve ne zia,ndr)v erte su temi sociali e politici e dovendo introdurre l’ elemento magi comi sono spinta oltre i miei limiti. Ho scelto i tarocchi perché mi permettevano di costruire una narrativa. Durante la lettura, unapersona chenonconosci ti aiuta a costruire
Il mio rapporto con il mercato? Anche io devo pagarmi MnB UUP $PNF in ogni lavoro ci sono problematiche etiche F NPSBMJ %FWJ USPWBSF un compromesso %VF JNNBHJOJ USBUUF EBM WJEFP “The Reading/La seduta”, presentato da "EFMJUB )VTOJ #FZ BM 1BEJHMJPOF *UBMJB
un racconto attorno a una questione cheti blocca e ti impedisce di proseguire. Nel caso diThe rea ding, la lettura è collettiva. Non ha a che fare con la storia personale, siamo tutti implicati in quello che succede. In un certo senso, stiamo leggendo le carte almondo. Ci spiegameglio? Le carte che ho disegnato rappresentano problematiche ambientali legate agli scontri tranativi americani e compagnie petrolifere. Da una parte c’è il neoliberismo, che nella terra vede una fonte di profitto da sfruttare. Dall’altra, l’approccio proprio delle culturemagiche e ritualistiche per cui la terra è sacra evaprotetta. Qual è il responso finale, il messaggio? Vorrei che a costruire ilmessaggio fosse il pubblico. Non sono il tipo d’artista chemette una scatola dentro una stanza e ti chiede di interpretarne il senso. E non vorrei neanche dire “questa cosa è giusta, questaèsbagliata”, anchese l’opera ha un impronta ideologica precisa. Fornisco una serie di informazioni da cui ciascuno può costruirsi una sua realtà, unsuoperché. Unsenso. Cosa rappresentano lemani in silicone inmostra insiemeal video? Si tratta di oggetti usati dai ragazzi durante le performance che intervallano la lettura delle carte. Questi esercizi, basati sul metodo del Teatro degli Oppressi, sono un modo per interpretare e sentire con il corpo questioni che non riescono a essere trasmesse a parole. Prima del film, i ragazzi hanno frequentato un workshop di tre giorni. Ila borato ripe da go ci ci sono unacostantedi tutti i suoi lavori... Sì, l’arte per l’artenonmi interessa. Quando l’ha capito? Durante una revisione collettiva all’Accademia, ilChelsea College of Artand Design di Londra. C’erauno studente ossessionato dalle palle di polistirolo. Continuava a chiedersi: devo farle rosa o verdi? Rosa o verdi? Mi sono depressa emi son odetta che dovevo allontanarmi al più prestodalì. Finita l’ accademia, mi sono iscritta a unmaster in sociologia allaGoldsmiths. Perché poi è tornata all’arte? È ilmiomodo di esplorare cose che per me hanno un valore. Comelapedagogia. L’artemi permette di esercitarla con grande libertà rispetto a un ambito istituzionale acui non mi voglio affiancare. Per esempio, non darei mai un voto a chi prende parte ai miei laboratori. I suoi punti di riferimento? Le teorie educative anarchiche e le pratiche di insegnamento innovative. Penso allo spagnolo Francesc Ferrer i Guàrdia, o all’insegnante e teorica americana Bell Hooks. O a Paulo Freire, un pedagogo e politico brasiliano. E a molti altri. Da artista-attivista, come vive il rapporto con ilmercato? Non benissimo. D’altra parte devo pensareapagarmi l’affitto. Comein ogni lavoro, anche nel mio ci sono problematiche a livello etico e morale. Devi capire come renderle meno distruttive, trovare un compromesso. Una cosa che faccio è dare il trenta percento dei ricavati dalle vendite dei video alle persone che hannopartecipato. Ilprofittoc’è, ma cerco di dividerlo con gli altri.