Corriere della Sera - Io Donna
IL MONACO CHE SALVA I LIBRI DALL’ISIS
Digitalizzare antichi testi e conservarne una copia prima che VENGANO DISTRUTTI DAI FANATICI e dalle guerre. È la missione di padre Columba Stewart, a capo di un’organizzazione no profit americana che, dal 2003 a oggi, ha duplicato oltre 50 mila testi ant
.FOUSF JM $BMJșBUP devasta opere d’arte, il religioso addestra tecnici capaci di fotografare e archiviare
Ametà mattinata, mentre il sole splende sulle case in pietra color ocra della Città Santa, una figura alta e slanciata in saionero scivola tra i vicoli del suq, percorrendoli con la stessa sicurezza di un locale .« Gerusalemme ha un valore specialeperme» spiega questomonaco benedettinodi 59 anni, fermandosi davanti a un portone in ferro sormontatodaunarco in pietra .« Quando vengo qui tento sempre di ricavareunpo’ di tempo perme stesso». Giunto almonastero siriaco ortodosso di SanMarco, padre Columba Stewart viene accolto calorosamente da un frate dalla lunga barba grigia, che lo guida attraverso una rampa di scale e all’interno di una stanza polverosa. Allineati in scaffali di legnosi trovano manoscritti di inestimabile valore risalenti a lVI eVI Is eco lod.C.;Colum ba ne apre delicatamente uno, soffermandosi sull’elegante calligrafia delle pagine ingiallite. «Non è meraviglioso ?» commenta, con gli occhi lucidi dall’ emozione. Scritti in siriaco, la lingua delle piùantiche comunità cristiane delMedio Oriente, imanoscritti di SanMarco sono solo una minima parte degli oltre 50.000 testi antichi che Colu mbah a digitalizzato dal 2003 ad oggi, salvandoli da usura, furti, guerre o fanatici religiosi. Questo monaco americano dallo sguardo dolce e rassicurante è da 14 anni a capo dell’HillMuseum& Manu script L ib rary(H MML ), un’ organizzazione no-profit con sede presso la Saint John’sAbbey andUniversity diCollegeville, Stati Uniti, dedicata alla preservazione digitale di testi antichi. Con più di 140.000 esempla-
ri, l’HMML ospita la più grande collezione al mondo diimmagini dimanoscritti. Negli ultimi anni, mentre l’Isis e al-Qaeda devastavano tesori inestimabili in Africa e Medio Oriente, Columba si spostava tra Iraq, Siria eMali per addestrare tecnici locali a fotografare testi centenari e preservare così, se non le opere fisiche, almeno il loro contenuto. Sotto la sua direzione, l’HMML ha allargato le sue attività a tutto il Medio Oriente, digitalizzando migliaia di manoscritti copti, maroniti, armeni, greco-cattolici e latini. Tre anni fa, l’istituto ha preso la storica decisione di includere nel suo programma anche manoscritti musulmani.
È una corsa contro il tempo: dall’avvento dell’Isis, ben 2.000 dei 6.000 documenti riprodotti dall’HMML in Iraq sono andati perduti per sempre
Gli eventi degli ultimi anni mostrano quanto questi tesori siano minacciati» spiega Columba, godendosi un succo di frutta durante una rara pausa. «Per questo è fondamentale digitalizzare quante più opere possibile». Dall’avvento dell’Isis, 2.000 dei 6.000 testi che l’HMML aveva fotografato inIraqtra il 2009 e il 2014 sonoandati perduti, probabilmente distrutti dagli uomini del Califfato. Imanoscritti di Aleppo potrebbero aversubìto la stessasorte. «Tentodipensarci il meno possibile per non amareggiarmi» continua Colum ba .« Ma sarebbe ancora più doloroso se quelle opere non fossero state digitalizzate, perché significherebbe averle perse per sempre». La digitalizzazione dei manoscritti avviene sempre in loco, in studi spartani equipaggiati di luci stroboscopiche e fotocamere ad alta definizione connesse a un computer .« È il personale locale a fare tutto il lavoro e amante nere il controllo fisico dei manoscritti. Noi non li tocchiamo neanche» sottolinea orgoglioso Columba. Ognigr up podi tecnici riesce a digitalizza redai 500 ai 600 manoscritti l’annoe l’HMMLcopre tutte le spese, dai loro stipendi all’acquisto dell’ equipaggiamento.
Obiettivo dell’ istituto è creare la collezione digita ledi manoscritti più completa al mondo, accessibile online e gratuitamente, ma Columbas pera che l’ iniziativa possa anche favorire unri avvicinamento tra cristiani e musulmani in un momento in cui i rapporti trale due culture sono particolarmente difficili .« Se non ci concentriamo sulle nostre affinità storiche ma solo sulledifferenze superficiali, rimarremo semprediffidenti gli uni verso gli altri» sottolinea ilmonaco.
Guadagnarsi la fiducia di ordini religiosi, organizzazioni culturali e famiglie proprietarie delle collezioni è un lavoro ingrato e stressante che può prendere anni, senza alcuna garanzia di successo. Le comunità che il monaco approccia sono state spesso scottate da annidi guerre e persecuzioni e sono comprensibilmente diffidenti nei confronti degli estranei .« Molte hanno dovuto abbandonare le loro terre, lasciandosi indietro proprietà e persone care» spiega Columba. «Avolte imanoscritti sono l’unico legame ancora esistente con le loro radici». In unmondo infiammato da conflitti e guerre, la missione dell’HMML sembra oggi più importante e urgente che mai. Columbaha già identificato l’Egitto ediBalcani comepotenziali focolai di crisi future e vorrebbe aumentare gli sforzi inentrambe le aree. «Spero solo che la gente apprezzi quello che stiamo facendo» conclude con un sorriso speranzoso. «Sarebbe molto bello se tra cent’anni ci fosse una piccola nota da qualche parte, in onore delle persone che hanno reso possibile tutto questo ».
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