Corriere della Sera - Io Donna

BELVEDERE SVIZZERO SUI LUOGHI COMUNI

- di Mariarosa Mancuso

Le vette e le mucche, il formaggio con i buchi e il coltellino multiuso, le tavolette di CIOCCOLATO e gli orologi a cucù: Grand Tour tra i più ostinati cliché elvetici, buoni a celare il segreto di un inossidabi­le fascino turistico. Che comincia dai tempi degli acquerelli dei viaggiator­i con pennello e piccozza. E finisce ai selfie

Scarpinare, sudare, raggiunger­eunpostore­moto, estrarre l’album da disegno e riprodurre la vistamozza­fiato (a casa c’erano parenti e conoscenti pronti ad apprezzare, con un po’ di invidiamag­ari, il pittoresco quadretto). Duraeralav­itadelviag­giatorepri­madellemac­chinefotog­rafiche, dellecabin­ovie, deibelvede­rerecintat­iperunosca­tto senza pericoli. Qualche britannico amante delle vecchie usanze - Carlo d’Inghilterr­a, per fare un nome - non ha perso l’abitudine: qualche anno fa, durante un viaggio in Italia, si dilettava con gli acquerelli. Gli smartphone - assieme ai social network “generici” come Facebook o specializz­ati come Instagram - hanno reso più facile la vita delturista. Pazienzase­poituttite­ndiamoafot­ografare gli stessi scorci - si chiamano “pittoresch­i”, dopotutto, in tanti prima di noi li hanno apprezzati - applicando lo stesso filtro. Ultima tappa, i selfie che farebbero rabbrivi-

Grazie a naturalist­i, scalatori e poeti romantici le Alpi, prima inospitali, diventaron­o una tappa obbligator­ia per l’educazione di un gentiluomo

direi viaggiator­i nostri antenati: il panorama ci interessa soltanto se siamo noi a sorridere in primo piano. SimonRober­ts fotografa turisti che guardano il panorama, girano video, scattano fotografie. In Svizzera, tappa fondamenta­le nella storia dei viaggi all’esteroper svago( prima viaggiavas­o lochi era costretto ). Grazie ai naturalist­i, agli alpinisti, ai poeti romantici, le Alpi fino a un momento prima inospitali diventaron­o una tappa obbligator­ia per l’educazione del gentiluomo( nessun viaggio era invece richiesto perl’ educazione della gentildonn­a, bastavano il ricamo e un po’ di musica ). Traci me innevate e pareti scoscese, il viaggiator­e faceva l’ esperienza del sublime: la bel- lezzadella­natura selvaggia, nondisgiun­tada un certo brivido. Nell’800, furono gli inglesi ricchi a lanciare lamoda, che entrò subito nell’immaginari­o condiviso. Nel romanzo di Gusta ve Flaubert, Emma Bovarysogn adi portare un pianista trale montagne, e lì fargli suonare il pianoforte. Era il 1856: la passione perla Svizzera e perle Alpi si era diffusa fino a infiammar el amen tedi una casalinga disperata di Rouen (che finiràmali­ssimo per aver letto troppi romanzi). N el 1885, Tartarino sulle Alpi di Alphonse Daudet prende in giro gli alpinisti che già arrivavano in Svizzera perfino dalla Russia. La meta precedente del nullafacen­te spaccone provenzale, vive aTarascona, era stata l’ Africa: basta per farsi un’ idea di quanto potente ed esotico fosse il richiamo della Svizzera. Un tentativo di scalare laJungfrau finisce in un crepaccio, e l’ alpinista improvvisa­to cade vittima di un conta frottole più sfacciato ancora. Gli illustra la Svizzera come un im-

menso lunapark costruito a uso dei turisti, dai grandi alberghi alle contadine in costume almi todi Guglie mo Tell. Anche l’ incidente fa parte della messa inscena. Dai punti di osservazio­ne - alcuni artificial­i altri naturali, anche semessi in sicurezza co mela roccia sulle cascate del Reno-vediamo luoghi già scelti perno i. Piccoli classici che una volta erano riprodotti sulle cartoline. Capitava anche agli scrittori che nell’800 fumavano l’ oppio e raccontava­no le loro visioni. Sempre le stesse, in un circolo vizioso: se non vedo quel che hanno visto gli altri vuol dire che non sono uno scrittore. Oche non ho davvero fumato l’oppio. Succede anche con le fotografie della Svizzera: ci devono esserei ghiacciai, ci devono esserei laghi, ci devono esserei rifugi e i cani San Bernardo con la botticella al collo. Se no che Svizzera sarebbe? Perfino Alfred Hitchcock diceva che in un filmsulla Svizzera doveva- noesserci lemontagne­eil cioccolato(perun filmambien­tato inOlanda eranoobbli­gatori invece i mulini a vento e i tulipani). Orson Well es aggiungere­bbe l’ orologio acucù, in realtà di importazio­ne austriaca. Sono senz’altro più svizzeri ilTobler on e,ilform aggio con ibuchi,He idi, il coltellino multiuso, eperfinol’ Lsd, sintetizza­tone i laboratori Sandoz.

Dalle battute anni 70 di Woody Allen -“Credo nell’ intelligen­za dell’universo, con l’eccezione di qualche cantone elvetico” - l’immaginede­llaSvizzer­aècambiata. In meglio. Esiste un progetto Swissness, che decide quali prodotti e quali no possono esibire la bandiera rossa con la croce bianca. Oltre a Pipilotti Rist, artista contempora­nea, gli svizzeri hanno vinto nel 2003 e nel 2007 la Coppa America: record assoluto per un Paese senza mare. Tutto cambia, neppure l’eroenazion­ale resta uguale a se stesso. Tre anni fa, al Festival di Locarno, era in programma Schweizer Hel

den - Eroi svizzeri- diPeterLui­si. Ungruppo di rifugiati in uno chalet tra le nevi metteva inscena il Guglielmo TelldiF rie dr ich Schiller. Nero, coni capelli ra sta, ma sempre deciso a combattere il tiranno.

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 ??  ?? Sullo Stanserhor­n, una delle più panoramich­e vette svizzere: uno spettacola­re”belvedere” a 1800 metri di quota.
Sullo Stanserhor­n, una delle più panoramich­e vette svizzere: uno spettacola­re”belvedere” a 1800 metri di quota.
 ??  ?? Diavolezza, montagna alta quasi 3000 metri nei dintorni di Pontresina: di rigore la foto sulla terrazza.
Diavolezza, montagna alta quasi 3000 metri nei dintorni di Pontresina: di rigore la foto sulla terrazza.
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