Corriere della Sera - Io Donna
AGNÈS VARDAE JR
Che cosa succede se una pioniera del cinema incontra un giovane (e affermato) artista visionario? La risposta è un documentario premiato a Cannes: “Visages Villages”. Un viaggio attraverso la Francia, alla ricerca di STORIE PERSONALI e collettive. Con emp
Oo* NJFJ MN B parte “Senza tetto OÄ MFHHFp TPOP TUBUJ PQ 1FSÍ nei posti più strani trovo sempre gente che li ama” Agnès Varda
ttantanove anni compiuti e non perdere la curiosità. Una curiosità benevola, un’attenzione allegra verso l’umanità. Ecco uno dei suoi segreti. Ed ecco perché - a oltremezzo secolo dal debutto, unica donna fra i registi della Nouvelle
Vague-AgnèsVardasi è buttata in un’ avventura inedita: un viaggio attraverso la Francia-alla ricerca di storie personali e collettive-in compagnia di un giovane artista visionario, il trentaquattrenne parigino JR(staper JeanRené, ma allude ironico alprotagonista diDallas). Lui-noto peri collage fotografici appesi sui muri dimezzo mondo, nonché al Panthéo no a El li sIsland-scattava foto e crea vale gigantografie, lei filmava. Il risultato? Visages Villages, premiato con L’O E il d’ orco me miglior documentario al Festival di Cann es. Si inizi ad alloro incontro perpass area quelli onth ero ad, evitando rigorosa men telecittà (« JR è conosciuto peri lavori metropolitani, era opportuno cambiare »), a bordo di un camioncino attrezzatoper sviluppare i ritratti. Partono da estranei e diventano amici (che cosa contano 55 anni di differenza, se c’è affinità?), senza risparmiarsi frecciatine: «Èridicolo che tunonti voglia togliere gli occhiali da sole: in unmio “corto” se li è tolti pureGodard!» stuzzica Agnès. «Parli tu con quei capelli bicolore!» ribatte JR.
Comevi siete incontrati?
AV: È stata un’ intuizione di mia figlia( R osali e, avuta dal marito ecollegaJacqu es Demy,n dr ): sa dellamia passione per la street art, avevo pure girato un documentario suimurales nel 1979aLosAngeles.
JR: Poi io sono andato in Rue Daguerre, dove ha la sua leggendaria casa-studio: l’ho ritratta con il gatto. Aveva già sentito parlare di Agnès? JR: Sì. Mi ha colpito, quando son ostato per un incontro all’ università a Cuba, che alcuni ragazzi conoscessero ogni suo film.
A V: Film che-aparte Senzatetto né legge-son ostati flop. Però mi sorprendo sempre perché vado nei posti più strani-tipo la Corea del Sud -e trovo gente che li ama. Be’, ha scardinato le regole. AV: Ilprimo, Lapointecourte, del1955(cinque anni prima che iniziassero a definirci Nouvelle Vague ), era radicale. Però non pensavo di rivoluzionare le regole, stavo inventandole mie. Cerco di fare un cinema significativo, noni nseguo la fama o il denaro. Nemmeno da Vis ag es, Vill age scia spettiamo questo. E che co savi aspettate? AV: Che piaccia. Che “tocchi”, come hanno toccato noi gli sconosciuti cui abbiamo chiestodi posareassiemeesi sonofidati. Comesiete arrivati a un progetto? AV: Mi è sembrato che lapratica di JRdi rap-
presentare le persone ingrandite sui muri e la mi adi ascoltarle avrebbe funzionato.
JR: Abbiamomescolato cose toste e leggerezza, serietàehumour: questa è laVita. Avevate preparato una sceneggiatura? AV: No. Abbiamo improvvisato. Avevamo qualche contatto in vari paesini: sono stati l’unico filo conduttore. Il caso è sempre stato il miomiglior alleato. Gli incontri che vi hanno più emozionato?
AV: L’ uomo che il giorno dopo sarebbe andato in pensione e-ciha confessato, non l’ aveva detto a nessuno - si sentiva sul «bordo di un precipizio ». EJeann in e,ult ima abitante di un quarti e redimi nato riaBruay-la-Bu issi è re. Ci ha raccontato ricordi bellissimi sul padre che lavorava in miniera e su un tipo di vita di cui non si sa più niente. Oppure la ragazza del caffè di Bonn ieux,chen on èstat afeli cedi diventare così popolare do poche abbiamo appeso la sua gigantografia…
JR: Non tutti vogliono essere famosi.
C’ è un altro universo maschile nel film: i portuali di Le Hav re. Ma voi-asorpresa-avete chiamato le loromogli.
JR: Idea di Agnès. È femminista (sorride).
AV: Certo! Guardiamo alla storia: ci hanno sempre lasciato in ombra. Sapete chi è statala prima regista donna? Alice Guy-Blaché, nel 1896. DopoiLumiére, maprimadi GeorgesMéliès. Eppure nessuno l’ha ricordata fino agli anni Ottanta, il periodo del femminismo. Cosaavete imparato l’unodall’altro? JR: Agnès è così intuitiva, per quanto annebbiati possano essere i suoi occhi (scherza sui problemi di vista diVarda, ndr). E curiosa.
A V: Lave lo cità.EusaF ace bo ok e In stag ram… Colpisce la scena in cuimettete con grandi sforzi una gigantografia sulla spiaggia e subito dopo un’ onda la cancella. AV: Dà la consapevolezzadi quantoqualsiasi cosa sia effimera. Come quando abbiamo organizzato una festa nel villaggio abbandonato di Pirou-Plage, attaccando aimuri centinaia di ritratti. Dopopoco è statodemolito… Bisogna stare nella corrente delle cose che cambiano. Il dolore delmondo e il piacere di ogni istante sono un tutt’ uno. Il film è la celebrazione del ritratto. E questa è l’eradei selfie. AV: La differenza tra i selfie e inostri ritratti è sostanziale. Non son oda mandare a casa alla fidanzata per dire :« Ero lì ». Sono immagini della propria personalità come parte di una _ società in cui si sta tutti assieme in armonia. E se ne gioisce.
“In questo progetto abbiamo mescolato cose toste e leggerezza, serietà e humour: questa è la Vita” JR