Corriere della Sera - Io Donna
SONYA YONCHEVA
Mimì? Ha un cuore rock. Proprio come lei. La CANTANTE LIRICA più contesa del momento, protagonista della “Bohème” alla Scala, racconta il suo amore per le eroine dell’opera. Ma anche per Diana Ross. E non esclude di lasciarsi “traviare” da un altro genere
Permiomarito sono una drama
queen ma sul lavoro divento una leonessa. In realtà nel privato mi piace essere tenera, anche vulnerabile, perché no? Le donne hanno dimenticato che mostrare le proprie debolezze a chi si ama genera una intimità profonda. Predispone a quell’abbraccio che rendepiùforti». Capelli lunghieneri, incarnatopallido, forme morbide strette in abiti da sirena che nulla tolgono al sorri- so aperto sotto gli occhi luminosi. È il ritratto di una diva semplice quellodi SonyaYonch eva, cantante lirica oggi contesa dai teatri più importanti del mondo, che ha fatto titolare a Le Monde “È nata una stella” per quella sua capacità di piegare latradizione ad un gusto nuovo, avvolto in un guanto di morbida sensualità. Con pubblico e critica, quasi sempre su fronti contrapposti, ad assegnarle un posto nell’Olimpo delle nuove star del belcanto amate anche dal web, con 80 mila visualizzazioni per la sua Traviata in costume rosso fuoco al Metropolitan. Il sopra- no bulgaro, classe 1981, è protagonista inquesti giorni de La Bohème di Puccini che il Teatro alla Scala ripropone nello storico allestimento di FrancoZeffir el li, gioiello dicasa del lirico milanese. SignoraYoncheva, nel2010vinceil concorso Operali adi Placido Domingo alla Scala. Ora torna da protagonista sullo stesso palcoscenico. P erme essere qui è davvero un sogno che si realizza. È come aver etra le mani qualcosa di sacro. Ho sempre immaginato questo teatro come una cattedrale del canto. E sapevo che sarei tornata un giorno. Perché io sono una che non smette mai di credere. Chièper leiMimì? Una ragazza semplice, umile, ma in questa produzione la sua vera bellezza risiede nella capacità di Zeffirelli di avvicinarla agli artisti, rendere cruciale la passione che ha per loro. Mi piace pensarla come una groupie bohémien dei nostri giorni. Violetta e le altre: a quale eroina del melodramma sente di assomigliare di più? Sono molto concreta e amo le donne forti, intelligenti, coraggiose. Se in-
terpreto Norma, Giulietta, Manon, cerco discoprire la femminilità che le accomuna. Perché nella vita privata sono così. Suo marito è il direttore d’orchestra venezuelano Domingo Hindoyan. A vostro figlio Mateo, che ha tre anni, piace la musica classica? Preferisce ballare epiùcheparlare, canta. Pochi giorni fa, aNancy, mio marito era impegnato con la Semi
ramide, Mateo è rimasto accanto a me ad ascoltare per ore in silenzio, quasi incantato. A casa scherziamo sul fatto che ognuno dino i spera che lui nonsegua lenostreorme. Ha sempre voluto fare la cantante lirica? Al contrario, adoravo il jazz. Mi rapivano quei suoni terrestri e naturali, la voce sensuale di DianaRoss.A sei anni facevo par tedi un coro, con lavo ceda contralto. A quindici, grazie adunami a coetanea, ho iniziato a sperimentare acuti. Il canto ha totalmente rivoluzionato ilmiomodo di vivere il mondo, hamodificato la mia fisicità. A quella amica d’ infanzia devo il fatto che sono qui ora. Tuttoiniziaconunconcorsososte-
“Le mie emozioni partono dalla pancia e continuano a piacermi più i sentimenti dei virtuosismi, sul palco e nella vita”
nuto da Rolex, di cui adesso è testimonial. Quanta importanza ha ancora il ruolo del mecenate per lei che conosce bene anche il potere delweb? Da sei anni appartengo alla famiglia Rolex. Un luogo in cui si respirano grande umiltà e vocazione all’arte. Il mecenatismo ha tuttora sensoepeso, generaquel sentimento di comunità chemette gli artisti inretealserviziodel talento, quello cheèappenasbocciatoequelloche, maturo, può fare la sua parte per le nuove generazioni. Lei vienedaunafamigliadiartisti con lapassione per il rock. Le piacerebbe valicare qualche confine di genere? Miamadre era un’attriceemio fratelloMarin un cantante rock campione di talent show, prima di diventare tenore. Ascoltavamo Pink Floyd, DeepPurple, ElviseiBeatles ma ilmio idolo era FreddieMercury. PoihoscopertoMariaCallasemi ha folgorata, sottraendomi al repertorio barocco. Ma ora che ho avuto un figlio tutto può succedere... Sta dicendo che ha inmente di incidereunalbumpop? Un cantante vive in un mondo speciale, sviluppa altri sensi, una rivoluzione per un essere umano. Da quando è natoMateo poi è come se mi fosserospuntateleali. Unalbum pop? Chissà. Un anno fa ho perso mio padre. Mi ha insegnato che al punto di nonritorno si deve arrivare senza rimpianti. E io non ne voglio avere nemmeno uno. Cominciamodalfuturopiùvicino? Nel 2018 realizzerò più sogni: Don Carlos in francese all’Opera di Pa- rigi e Tosca con laPhiladelphiaOrchestra ma soprattutto il ritorno alla Scala con Il Pirata di Bellini, che al Piermarini fu cantato per l’ultima volta da Maria Callas. Mi inchino alla sua grandezzama nello stesso tempo sento la responsabilità di portare il colore di una generazionenuova. Piùcheunacantante mi sento una narratrice di storie, lemieemozioni partonodallapancia e sono loroadire allavocedove andare. Continuano a piacermi più i sentimenti chei virtuosismi. Esattamente come nella vita.