Corriere della Sera - Io Donna
EADESSO SONO GLI ITALIANI ASOGNARE L’ALBANIA
Più soldi, più business. E l’Europa dietro l’angolo. Identikit di un PAESE AL VOTO, tra eterne contraddizioni e grandi aspirazioni. Da una parte caos, furbetti e corruzione, dall’altra la voglia di riscatto. Con un turismo in pieno boom, soprattutto made
Solo due ore di tregua, rigorosamente calcistica. Giusto il tempo di vedere la propria nazionalebattere- per treazero - i padroni di casa d’Israele nel girone di qualificazione ai Mondiali di calcio del 2018. Poi ecco la solita programmazione. Il rullo continuo di decine di candidati e di slogan trasmessi non stopdalle otto emittenti tv di sole notizie di questo Paese poco più grande della Sicilia (come territorio) e più piccolo della-Toscana (come popolazione). Il 25 giugno l’Albania vota. E dovrà decidere se farsi guidare per altri quattro anni dai socialisti dell’artista-cestista ed ex sindaco diTirana, Edi Rama. Ose buttarsi a destra, dalle parti del Partito democratico, oggi in mano aLulzim-Basha, d elfi nodi Sali B eris ha. Tutti promettono posti di lavoro. Tutti prospettano un futuro pieno di soldi. Solo qualcuno si azzarda adire che tocca fare sacrifici. Pochi sottolineano che in gioco c’ èanch el’ Unione Europea.
Le mazzette sono ancora prassi, dalle sentenze comprate nei tribunali, alle somme pagate sottobanco ai medici per farsi curare meglio in ospedale
Quella-Uechesi è convintidi trovare ogni volta che si gira l’angolo, salvo scoprire che c’è ancora qualche requisito da soddisfare. Come cercare di abbattere il tasso di corruzione che pervade ogni espressione della società. Dalla giustizia( vedi alla voce: comprare le sentenze) alla sanità( in certi ospedali si consegna denaro a medici e infermieri per farsi curare prima e meglio), dall’istruzione (molti insegnanti, senza requisiti, sono stati piazzati grazie alle tessere di partito) al commercio (si paga lamazzetta, si evita il fisco). Una zavorra in un territorio abitato da una popolazione giovane (età media: 35 anni, 15meno dell’Italia) che nel frattempo di progressi ne ha fatti molti da quel lontano 1991, quando lepri menavi un tempo cariche di zucchero e ferro iniziarono a trasportare migliaia di albanesi verso la Puglia, l’Italia, l’opportunità. Le strade, in “Shqiperia”, oggi sono degne del loro nome. L’elettricità non salta più come prima. Internet procede a velocità tale da far impallidire certe connessioni nel Mezzogiorno d’Italia.
Equanto agli smartphone, uno - a testa - è troppo poco ché la norma sembra essere due. Il turismo, poi, ha preso il sopravvento. Arrivano - o meglio: tornano-semprepiù emigrati partiti adolescenti e nel frattempo diventati genitori o nonni. Si presentano sempre più italiani (anche per fare affari o passare la vecchiaia) e inglesi, francesi e olandesi, tedeschi e danesi. Ormai è normale persino incrociare giapponesi e cinesi. Tutti a muoversi nel verde e trale cime del Nord e del Sud, trai siti archeologici di Durazzo, Fiere B utrinto, trala modernità-sociale e
mel 2016 sono stati registrati 4,3 milioni di ingressi in porti, dogane e aeroporti: il 15 per cento in più rispetto all’anno precedente
architettonica - di Tirana e la tradizione di Berat e Argirocastro, tra le coste sabbiose diGolem, “la Riccione d’Albania” più per la vita notturna, e le acque cristalline e piene di scogli diKsam il ,“la CostaSmer alda d’ Albania ”, co mela chiamano sempre più convinti, ignari forse che per i sardi potrebbe quasi suonare blasfemo, matant’è. «Nel 2016c’èstato il boom: abbiamo registrato 4,3milioni di ingressi nei due porti, nelle dogane terrestri e nell’aeroporto internazionale di Tirana, il 15% in più rispetto all’ anno prima, e pari al 7% del Prodotto interno lordo», fa i conti Milva Eko nomi, ministra-cognomen, o men-dell’Economia che
si è formata anchenegliUsa, all’Eurostat (in Lussemburgo) e all’Istat (in Italia), prima tornarenel “Paese di fronte”. Un Paese che guarda al futuro. Intanto vuole una conferma alla stabilità-politica e demografica-ritrovatac on queste elezioni nella speranza di non incasinare tutto. Una prova di maturità. Mentre cerca di non dimenticare il suo passato. Che per certi aspetti esalta, come quando si ostina a voler celebrare i matrimoni, rigorosamente laici, spalmandoli su più giorni. E per altri versi cerca di trasmettere alle generazioni future. Come quando sottolinea quel che è stato per quasi mezzo secolo( la dittatura comunista) tentando di non disperdere tutti i 700mila bunker di cemento armato che ilpadre-padrone EnverHoxha fece costruire, convinto che l’Albania sarebbe stata attaccata dalle forze nemiche del capitalismo. Da tre anni l’Albania è candidata a entrare nella Ue. Da molto più tempo è un cantiere a cielo aperto. Da un lato cerca di riparare certe violenze al paesaggio, abbattendo ecomostri e dando un ordine alle strade a partire dalla cosa più elementare: attribuendo un nome a ogni striscia d’asfalto e un civico a ogni edificio. Dall’altro costruisce con un occhio ai bisogni della collettività odierna e futura.
Eallora ecco gli ospedali e le scuole, i parchi e i nuovi quartieri. Ecco le archistar straniere, come l’italiano Stefano Boeri che ha il compito di rifare Tirana. Compaiono persino le piste ciclabili. In un Paese che considera le auto bisogno primario dell’uomo e che è passato dalle 17( diciassette) quattro ruote negli anni Ottanta alle 436 mila del 2016, delle quali 170 mila soltanto nella capitale, che infatti spesso viene strozzata dallo smog e dal traffico. «Risolveremo presto questo problema, intanto pedonalizziamola piazza principale », garantisce ErionVeliaj,s indaco di Tirana ,37 anni, ex ministro della Gioventù e dello Sport con Edi Rama, laurea nel Michigan, master nel Regno Unito, volontario nel SudAmerica e in Africa, poi tornato per fondare un movimento giovanile in uno Stato dove i giovani erano spariti dal dibattito politico. «Il nostro destino è la Ue», dice Veliaj. E chissà che, tra qualche anno, non tocchi proprio a lui sedersi alla Commissione europea. In rappresentanza dell’ Albania. Eda primo ministro.
Le città diventano immensi cantieri a cielo aperto: arrivano le archistar, si abbattono ecomostri, si realizzano parchi e nuovi quartieri