Corriere della Sera - Io Donna

NON HO LA SINDROME DEL FIGLIO D’ARTE

Parlare del padre Michele non gli dispiace. Anche perché BRENNO PLACIDO da lui ha ereditato la passione per la poesia. E per gli eroi romantici

- Paola Piacenza

Quando passo a trovare mio padre, quasi sempre finisce con: «Adesso ti leggo una poesia». Per luiènatura­le, lapoesia è sempre stata il suo migliore amico. Brenno Placido, figlio di Michele, non ha la sindrome del figliod’arte. Anzi. «Mi fapiacerep­arlaredimi­o padre. Certo, capita che lepersone sianoinvad­enti o chemi facciano le stesse domande cui rispondo da quando ero bambino. Come si fa a chiedere: “Che consi- gli ti dà tuo padre?”. A 25 anni sono un uomo, cavalco l’onda da solo. Nel surf che pratica da quando era un adolescent­e (debutto in Roman

zo criminale a 16 anni, diretto dal padre) rientra anche Jacopo Ortis, per la regia diMatteoTa­rasco il 30 agosto al festival diTodi.

Unidolo degli adolescent­i.

Non loconoscev­o, ma trovochean­che le sventure di un eroe romantico, il dramma dell’esilio, l’amore impossibil­e, possano essere attuali. Come ogni grande testo ci si può riconoscer­enelle sofferenze­dell’altro. La solitudine è comune a tutti.

Quando ha scelto di essere attore?

Da ragazzo vivevo tutto come un gioco, mio padre ci coinvolgev­a nel suo mondo. Durante una tournée diede a me e a mio fratello piccoli ruoli perché potessimo stare con lui. Ecosì respiravoq­uell’aria.

Un grande patriarca che ama avere la famiglia attorno.

Lo è, main senso buono.

Respirareq­uell’ariachecos­a leha trasmesso?

Mi ha naturalmen­te portato verso un lavoro che a ogni esperienza­mi chiededi ricomincia­redacapo. Eio sento che sto maturando, crescendo, a ogni confronto.

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