Corriere della Sera - Io Donna
NON HO LA SINDROME DEL FIGLIO D’ARTE
Parlare del padre Michele non gli dispiace. Anche perché BRENNO PLACIDO da lui ha ereditato la passione per la poesia. E per gli eroi romantici
Quando passo a trovare mio padre, quasi sempre finisce con: «Adesso ti leggo una poesia». Per luiènaturale, lapoesia è sempre stata il suo migliore amico. Brenno Placido, figlio di Michele, non ha la sindrome del figliod’arte. Anzi. «Mi fapiacereparlaredimio padre. Certo, capita che lepersone sianoinvadenti o chemi facciano le stesse domande cui rispondo da quando ero bambino. Come si fa a chiedere: “Che consi- gli ti dà tuo padre?”. A 25 anni sono un uomo, cavalco l’onda da solo. Nel surf che pratica da quando era un adolescente (debutto in Roman
zo criminale a 16 anni, diretto dal padre) rientra anche Jacopo Ortis, per la regia diMatteoTarasco il 30 agosto al festival diTodi.
Unidolo degli adolescenti.
Non loconoscevo, ma trovocheanche le sventure di un eroe romantico, il dramma dell’esilio, l’amore impossibile, possano essere attuali. Come ogni grande testo ci si può riconoscerenelle sofferenzedell’altro. La solitudine è comune a tutti.
Quando ha scelto di essere attore?
Da ragazzo vivevo tutto come un gioco, mio padre ci coinvolgeva nel suo mondo. Durante una tournée diede a me e a mio fratello piccoli ruoli perché potessimo stare con lui. Ecosì respiravoquell’aria.
Un grande patriarca che ama avere la famiglia attorno.
Lo è, main senso buono.
Respirarequell’ariachecosa leha trasmesso?
Mi ha naturalmente portato verso un lavoro che a ogni esperienzami chiededi ricominciaredacapo. Eio sento che sto maturando, crescendo, a ogni confronto.