Corriere della Sera - Io Donna

MAI STATI IN TRANSNISTR­IA?

diMarta Serafini

- di Marta Serafini foto di Mancini & Maraviglia

Le ragazze di Ti raspollo san nodi essere belle. Trale più belle d’ Europa, mala maggior parte di loro, in Europa, nonc’èmai stata. E oggi si annoiano, tra qualche uscitaaber­e, i soldi che non sono mai abbastanza e, se sono fortunate, unweekenda Odessa. «Quello che mancada queste parti è un sogno, soprattutt­o perle donne », spiega Ana Re venc od ella Ong moldava La Strada. Avere vent’ anni e qualcosa in Transnist ria non è particolar­mente divertente. Per oltre un decennio, tutti hanno chiamato questa terra il buco nero dell’Europa. Secondo gli osservator­iOsce, da qui transitava­no droga e armi e ordigni nucleari, finiti sul mercato nero dopo il crollo dell’ Unione sovietica .“Un ostato canaglia” era la definizion­e più gentile chela Transn istria riceveva. Un nomee un destino difficile, che lasciano questa fasci adi terra trala Moldavia e l’ Ucraina lì a galleggiar­e aldilà delfiume Dnestr, in bilico tra Mosca e Bruxelles, bloccata tra l’ indipenden­za proclamata nel 1990 e il mancatori conoscimen­to da parte della comunità internazio­nale, eccezion fatta per Rus sia, Ossezia edAbkhazia. Poi, dal2000ina­vanti, senonfosse statoper qualchetur­ista a cacci adi avventure che riportava a casale immagini delle vestigia so vie-----

tiche, la regione è finita nel dimenticat­oio.

Anche solo pensare al concetto di identità da queste parti sembra quasi un azzardo. Nonostante solo il 30 percento della popolazion­e sia russo fono, tutto parlala lingua di P ut in: i doganieri, le insegne, i cartelli stradali, gli ora ridei treni e, fatte salve poche eccezioni, la stampa e la television­e. Chi è stato all’Università di Ti raspollo racconta bene. Secondo l’articolo 12 della Costituzio­ne della Repubblica Moldava di Transnistr­ia, “godono dello status di lingua ufficiale il moldavo, il russo e l’ucraino”. Tuttavia alla forma della legge non corrispond­e la realtà. L elezioni sono tutte tenute in russo, il sito web dell’ ateneo è solo in russo come anche il giornalino dell’università. Anche lamoneta ufficiale è il rublo, quello speciale transnistr­iano, sebbene dal 2006 siano incorso preparativ­i perl’ adozione del rublo, quello vero, di Mosca. E sui colori rossi e verdi della bandiera sventola ancorala falce e il martello. I pochi giovani che hanno deciso di rimanere usufruisco­no dei fondi dell’ Unione europea ed el l’ Undp che tentano ditene re insieme le due rive delDnestr, cercando di contrastar­e le spintediMo­sca. Ma lamaggior partedei ragazzi sene va. InRussia o inMoldova, per lo più. In questo quadro «per le ragazze di Tiraspol non restanomol­te opzioni se non sposarsi con uno straniero o andare a lavorare per la Sheriff», continua Revenco. È questo infatti il destino già scritto di chi nasce in Transnistr­ia. Diventare dipendente di un colosso fondato da due ex-agenti dei servizi segreti locali e centro di riciclaggi­o di denarosp orcogestit­o dall’ex presidente Igor Niko la evicS mir novchepe ranni haˇ dominato incontrast­ato il Paese grazie alle pompe di benzina, una dozzina di supermerca­ti e il moderno stadio del FCSheriff. Oppure andare a lavorare per le poche altre fabbriche rimaste, dove il salario è l’equivalent­edi 5 euroal giorno. Certo, rispetto al passato le cose vannomegli­o, ma la strada è ancora lunghissim­a. «Il precedente pri-

mo ministro era una donna, Tatiana Turanskaya. E le istituzion­i si sono aperte alla partecipaz­ione femminile. Ma per rendersi conto della situazione, basti pensare che in Transnistr­ia non esiste una legge che combatte la violenza sulledonne», si legge in un report dell’agenzia svedese per lo sviluppo Sida. E se fino al 2009 si è parlato dihu man traffickin­g nella regione - centinaia di donne sono sparite inghiottit­e dai mercanti del sesso che operavano trala Turchia e l’ Arabia Saudita -, ora le operatrici delle (poche) associazio­ni che si battono per la parità di genere sottolinea­no la mancanza totale di una cultura della prevenzion­e, a partire dall’assenza di dati sui reati commessi contro le donne. Difficile, soprattutt­o, è cambiare l’approccio. Secondo le statistich­e delle Nazioni Unite, in Moldavia e in Transnistr­ia il 30 percento della popolazion­e è convinto che inca sodi adulterio la violenza sulle donne sia giustifica­ta. Denunciare un marito che tipicchia, dunque, nonèun’opzione da prendere in consideraz­ione. Secondo le stime, il 63 per cento delle donne ha subito abusi sessuali commessi dal proprio partnerma quasi nessuna si presenta in commissari­ato. La corruzione della polizia e delle forze dell’ordine fanno poi il resto. Dal2009aog­gi, infatti, i reati di violenza denunciati son osolo duemila, una cifra che ovviamente non rispecchia­la realtà. Anche la libertà di espression­e non è un diritto tutelato. Chi lavora nelle associazio­ni culturali di Tiraspol racconta di avere la sensazione di essere tenuta sotto controllo. «Non ti spiano apertament­e, ma ti fanno capire che è meglio se non dai troppo fastidio». E stessa cosa riportano i giovani delle organizzaz­i on iLGBT che hanno spiegato al portal Equaltimes di essere stati invitati attraverso i commenti apparsi sulle loro pagine Facebook ad evitare ogni tipo di attività. Imeccanism­i di auto censura dunque sono comuni tra i giovani della Transnistr­ia, dove la cortina è diventata ancora più spessa a ridossodel­le ultime elezioni del 2016, quando Vadim Krasnosels­ki è stato eletto presidente con il 62 per cento dei voti.

Dopoil voto perònonè cambiatomo­lto. Si guarda verso Est, aMosca, e versoOvest, a Bruxelles, e intantole ragazze di Tiraspol non possono fare altro che aspettare qualcosa o qualcuno. Magari un ragazzo straniero che se le porti via da lì.

Le istitutuzi­oni si sono aperte alla partecipaz­ione femminile ma la strada verso la parità è ancora molto lunga

 ??  ?? In alto, una giovane sposa fotografat­a in un quartiere popolare di Tiraspol; qui accanto, un gruppo di ragazzine pronte ad allenarsi sul campo di atletica della città.
In alto, una giovane sposa fotografat­a in un quartiere popolare di Tiraspol; qui accanto, un gruppo di ragazzine pronte ad allenarsi sul campo di atletica della città.
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SPpra, una via deMMa DapitaMe. NeMMa pagina aDDantP: in aMtP, aMDune ragazze DIe TtudianP pittura aM Benderian HigI Art CPMMege; in baTTP, baNbini DIe DPrrPnP aM 7iDtPry Park di TiraTpPM.
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 ??  ?? Qui accanto, un giovane di Tiraspol con il suo bambinoM In basso, alcuni atleti si allenano al lancio del giavellott­oM La Transnistr­ia però non può partcipare alle gare internazio­naliM
Qui accanto, un giovane di Tiraspol con il suo bambinoM In basso, alcuni atleti si allenano al lancio del giavellott­oM La Transnistr­ia però non può partcipare alle gare internazio­naliM

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