Corriere della Sera - Io Donna
PULP (NOT) FICTION
Di Fiorenza Sarzanini
In Italia ci sono circa un milione di minori stranieri perfettamente integrati. Vivono nel nostro Paese da oltre dieci anni insieme a genitori che hanno deciso di trasferirsiper lavorare e così costruire una nuova vita.
Tra loro, circa 800 mila hanno i requisiti per ottenere la cittadinanza perché qui sono natie probabilmente vogliono rimanere ritenendo che si ala loro patria. La maggior parte sono cristiani, cattolici e ortodossi, uno su tre è musulmano. I padri e le madri sono romeni, albanesi, marocchini, ma anche cinesi, filippini e indiani.
La propaganda politica, lo scontro tra partiti in campagna elettorale perenne, si è concentrata negli ultimimesi sulla riforma dello ius soli.
Il provvedimento che giace in Senato con pochissime speranze di approvazione prevede due novità fondamentali: con lo ius soli si riconosce la cittadinanza a chi «è nato in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno in possesso del permesso U ed i lungo periodo »; conloius
culturae beneficiario è invece «il minore straniero, nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età, che abbia frequentato un percorso formativo per almeno cinque anni». Il testo depositato in Parlamento contiene regole rigide che prevedono di verificare il pieno rispetto delle leggi italiane da parte del capofamiglia, anche per quanto riguarda gli obblighi fiscali e contributivi. Per i ragazzi si tratta del riconoscimento di un diritto che servirebbe a includerli nella società in cui hanno sempre vissuto, a farli sentire a casa.
Principi fondamentali soprattutto in un’epoca segnata dall’odio e dal terrorismo. Perché quanto accaduto negli ultimi anni con le stragi jihadisti in Europa sta dimostrando che soltanto una vera integrazione può isolare i fondamentalisti. E dunque soltanto l’accoglienza reale e convinta di chi arrivada altriStati, professa altre religionima rispetta il luogoincui vive può battere l’esaltazione dei kamikaze.