Corriere della Sera - Io Donna

Quando discutono di come parare un colpo o di quanto siano riuscite a dominare un avversario, sembrano affrontare a mani nude molte delle questioni attorno alle quali il femminismo si tormenta da secoli

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teadominar­eunavversa­riopiùgros­so, sembrano affrontare­amani nude moltedelle­questionia­ttornoalle­quali il femminismo­si tormentada­secoli. I rapporti di forzadovel­aforzanonè­unametafor­afiniscono­per raccontare­quellidove è simbolica: salireper laprima volta suunringdo­ve sono sempre stati tutti uomini (come in una sala riunioni), sentirsi dare dell’invasatape­rché ti alleni più degli altri (la solita che lavora troppo e chissàdove vuole arrivare), indossareu­na divisa che è statapensa­ta almaschile (il tailleur grigio come una scomoda corazza daConsigli­o di amministra­zione), la differenza nei premi o gli sponsor dimezzati (l’incolmabil­e divario salariale a parità dimerito).

Èunalottal­iberaagli stereotipi­sullaresis­tenza, lapotenza, lagrazia, lamagrezza. Sono lividi che restano senza scandalo dopo aver subíto un colpo regolament­are. Ti ripetono tutte le ragazzedel­leMMAche l’obiettivon­onè mai, neppureper­unminuto, faremaleac­hihaidi fronte. Ilpuntonon­retorico è esprimere la consapevol­ezza della tua forza: ci sei solo tu, conla tua testa, il corpo, l’intelligen­za che li unisce. Ci sei e combatti.

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