Corriere della Sera - Io Donna
L’insoddisfazione perenne di Alberto Giacometti è anche la mia. Come regista, come attore e come persona
Eilciboèilverograndeamoredella miavita, piùdeimieifigli ( Mia madreeraunagrandecuoca, loèancora. Ricordoquandorimproverava miopadre: «Imieifiglisonodiventati tutti avvocati, dottori, come è successo?». Emio padre: «Non possono passare il tempo a mangiare, ogni tanto vanno anche almuseo».
Lapassioneper ilcibol’haereditata: il suoprimofilmdaregista, del1996, raccontavadiun’u-
Night,
Big Molto. Andavoallemedie, avròavuto10anni. Ilprofessoremiavevaincoraggiatoapartecipareaunospettacolo: nel momento stesso in cui ho messo piede in palcoscenico ho sentito una sensazione di benessere. Poime ne sono dimenticato per tutta l’adolescenza, andavo al cinema, manientedipiù. Epiùtardièrientratodiprepotenzanellamiavita. Mi sembrava di saperlo fare, inmaniera naturale.
Le manca, ora che fa soprattutto cinema?
Non molto: a teatro provi fino allo sfinimento. Non hai mai una sera libera, finisci alle 11, se va bene, e vaiacena. I tuoifigli sonogiàa letto quandorientri. Nonèvita. E lamattina dopo devi dormire almeno fino alle 10, altrimenti la sera sei uno straccio. Un lavoraccio.
La ragazza con l’orecchino di perla (2003)
rcarlett iohanssonposaper Jan Vermeer (Colin Firth).