Corriere della Sera - Io Donna
L’ansiadi chi rimanda sempre
Atutti può capitare di rimandare incombenze e impegni, ma per alcuni questa tendenza diventa una compagna quotidiana, talvolta con spiacevoli conseguenze. Basta immaginare cosa può accadere se si rimandano controllimedici, l’inizio di una dieta o il momento di studiare. Uno studio pubblicato su suggerisce l’utilitàdiricorrere, inalcunicasi, allaterapia cognitivo-comportamentale, sperimentatasu alcuni studenti. «La tendenza a procrastinare potrebbe legarsi alla paura di confrontarsi: rimando perché l’idea di affrontare quel compitomi causa ansia. Oppure essere associata a un problema di rapporto con la regola, che nelle relazioni familiari dovrebbe essere rappresentata da chi occupa una posizione d’autorità» osserva Elena Semola, psicologa psicoterapeuta, docente della Scuola di formazione psicoanalitica de “Il ruolo terapeutico” diMilano. «Il rimandare di continuo è da considerarsi un “sintomo” di unmalessere che ha radici più profonde, un modo che il soggettotrovaperdifendersi daciòche teme. Il “mal-essere” è soggettivo e di conseguenza la sua cura. Per risolvere ilproblema è importantecheilprocrastinatorevogliamettersi ingioco, chesi interroghi eventualmentecon l’aiuto di un terapeuta. La terapia cognitivocomportamentalepuòanchedarebeneficinel breve terminema, proprio invirtùdellaunicità della persona, è illusorio pensare che sia risolutiva». Presidente Fondazione Umberto Veronesi e Direttore Divisione di Senologia Chirurgica allo Ieo