Corriere della Sera - Io Donna

SPERO NEI GIOVANI SMARRITI

- ( testo raccolto da Benedetta Verrini)

Sono diventato prete per sbaglio. Era il novembre del 1951, avevo appena finito il liceo e avevo accettato l’invitodell’ Istituto Don Calabria di Verona per andare a fare l’ educatore nel Polesine. Mi ero detto: «Lavoro un po’ e poi vadoa Bologna a fare Lettere emi iscrivo al Conservato­rio ». Era agosto. A novembre ci fu l’ alluvione del Po, una devastazio­ne terribile. Aprimmo le porte del seminario a tutti quelli che avevano bisogno: mi ritrovai con 400 tra bambini e ragazzi che dalla sera alla mattina erano diventati orfani. Ed io, che ero orfano come loro, da bambino avevo perso mio padre e sentivo un grande vuoto dentro, ho guardato questa disperazio­ne e ho pensato che avrei potuto prenderla sulle spalle, diventando io stesso un padre per gli altri. Cinque annido po ero sacerdote. Non sono mai stato un prete classico, mah o vissuto libero attraverso questa via. Ho tanta speranza, spero nell’uomo e credo che niente sia impossibil­e. E poi c’è la fede, che perme non è ammantata di certezze, ma sta nella domanda a Dio: «Chi sei?». Guardo la povertà del nostro mondo e penso sia inaccettab­ile l’ indigenza di tante persone. Manonmanc asolo il pane, manca l’ amore, manca qualcuno che si preoccupi davvero e lotti per la loro dignità. Stare coi poveri non vuol di reso lodarlo roda mangiare, mai nsegnargli i diritti, altrimenti ci“innamoriam­o” della nostra bontà ma non abbiamo a cuor egli emarginati, non teniamo davvero a farli uscire da questa condizione. I giovani? Non homai fatto fatica a lavorare con loro, nemmeno oggi. Li abbiamo inventati no ii“ragazzi difficili ”. Ho detto al Santo Padre :« Sono contento di essere sempre stato quello che lasciava le 99 pecore del gregge per andare a cercare l’ unica pecorella smarrita ». Noi adulti dobbiamo essere capaci di dare coraggio ai giovani. Quando perdo qualcuno dei miei ragazzi, quando non riesco a recuperarl­o, so che non sono stato capace di parlargli nel modo giusto. Devono imparare a credere nella vita, devono trova rese stessi anche nel vuoto e nella difficoltà: se non sentono questa fiducia ricadono nel gioco, nelladroga, nellosball­o, nell’anoressia. Unsogno per l’annonuovo? Riguardaan­cora loro, i giovaniche­si sono smarriti. Vorrei vedere abolite le carcerimin­orili, inmodoche lapena, per i ragazzi minorenni, sia scontata in strutture educative, non più carcerarie.

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Il qui e ora di DON ANTONIO MAZZI

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