Corriere della Sera - Io Donna
IL QUI E ORA
Nella mia vita, l’atletica è stata sempre protagonista. Ho cominciato ad allenarmi a 13 anni, soprattutto per vedere le amiche, dopo la scuola. Siccome ero timidissima, quando sono arrivati i primi risultati conil salto inaltoho acquistato un po’ di fiducia in me stessa, di sicurezza nelle mie capacità. Eronatainun paesino, credevoche i ragazzidi città fosseromegliodi me. Ho imparato a ricredermi. E sono anche diventata presto molto responsabile: nel lamia famiglia lavoravano tutti. Io avevo sceltolo sport, quello era il mio lavoro. Lì dovevo fare la differenza.
Ancora oggi credo che l’ atletica, e il saltoinaltoinparticolare, siano molto formativi. Insegno in una scuola media a Garda evi assicuro che non è facile convincere dei ragazzini a staccarsi da terra, soprattutto mentre i compagni li guardano. Il salto in alto non è psicologicamente immediato, co mela corsa. Bisogna fare uno sforzo, fisico e mentale. Riesco sempre a convincerei miei alunni a provarci, e tutti si divertono. Sono loro poi a chiedermidi alzare l’asticella. Ecco, èquesto che ripeto aimiei studenti: non accontentatevi dei risultati, alzate sempre l’ asticella della vitae vedrete che cela farete. E aquel puntosaretevoi a fareladifferenza. Non sono partita con l’ideadi vincere l’ Olimpiade. Cercavo di migliorarmi, di alzare lamia personale asticella. Ero arrivata sesta alla prima Olimpiade quasi senza allenarmi, e a quelpuntoho capito chedovevo fare sul serio. Il fisico rispondeva, lo sport mi dava tranquillità. Anche nella vita privata: ho sposato il mio allenatore, Erminio Azzaro, un ex atleta (anche lui saltatore in alto) che non aveva mai allenato nessuno. L’ha fatto per me, ed è stata una bella sfida che abbiamo vinto insieme. Oggi ho cambiato vita: mi piace insegnare, trasmettere il mio entusiasmo. Quando sono arrivata nella scuola diGarda, i miei alunni sapevano tuttodime. A loroho raccontato lamia emozione più grande: l’oro olimpico a Mosca, nel 1980. Avevo fatto il record del mondo due anni prima, saltando 2.01 metri, ed ero la favorita. Quando sono entrata nello stadio però ho avuto quello che oggi si chiamerebbe un attacco di panico. Mi stavo giocando tutto. Ma anche quella volta ho superato l’asticella. Legare, le vittorie, i record: ho avuto tanto dall’ atletica. Ma c’è stato un salto diverso dagli altri: quello chemi ha portato l’ oro olimpico. Non c’ è niente di paragonabile. Quandomelo chiedono, porto la medaglia ai miei ragazzi. In genere resta chiusa in un cassetto. Nonmi serve guardarla, è sempre nel mio cuore.