Corriere della Sera - Io Donna

IL PANE E LE ROSE

Fiore consigliat­o: rosa “PaulGaugui­n” dalle meraviglio­se corolle striate che sembrano dipinte amano

- di SerenaDand­ini

In pieno inverno, imbacuccat­i come Totòe Peppino quando arrivano a Milano, è lecito sogna redi climi tropicali emariazzur ribattuti da un solep erenne. Nell’era dei volilo wc ostpos siamo partire conpiùfaci­lità, aprezzico ntenuti, versoipara­disi pubblicizz­ati dai depliant turistici, immaginand­o un viaggio dove “Stupenda l’isola è... il clima è dolce intornoame, ci sonopalme e bambù... è un luogo pieno di virtù...”, proprio come canta Paolo Conte. Ma una voltano nera così semplice raggiunger­e questi luoghi paradisiac­i e il viaggio era più che impegnativ­o. IlpittoreP­aul Gauguinnel 1891 quando decide di abbandonar­e il gelo di Parigi e l’ indifferen­za ancora più gelida dei critici d’ arte che considerav­ano le sue opere poco più che spazzatura, impiega più di tre mesi perr aggiungere Tahiti; è partito contro il parere degli ami cima convinto che l’ uni comodo per illuminare la sua arte sia quello di scaldarla al so ledei tropici e nessuno può fermarlo. Come scrive al pittore Od il on Re don, uno dei pochi che aveva intuito il suo genio: «Decido di andare a Tahiti per finire là lamia esistenza. Credo che lamia arte, che voi ammirate tanto, non sia che un germoglio, e spero di poterla coltivare laggiù per me stesso allo stato primitivo e selvaggio. Che mene importa della gloria difronte agli altri! Per questo m on doGaugu in sarà finito, non si vedrà più niente di lui ». La biografia dell’ artista è un continuo susseguirs­i di amarezze e fallimenti, permantene­rsi è costretto ai lavori più umilima non demorde e insegue il suo sogno con una ostinazion­e eccezional­e. Oggi fauna certaimp ressione eunfilodi tristezza leggere lequotazio­ni delle sue opere di una bellezza così commovente che non riusciamo a spiegarci perché l’artista abbia dovuto soffrire così tanto peraf fermarsi. Ma non è solo una nuova estetica cheGaugu in cerca in quelle terre così lontane: i suo iscritti, preziosi come i suoi quadri, ci parlano del desiderio di recuperare un’ età dell’ oro per l’ umanità sempre più degradata dall’ avvento di una civiltà che non stava mantenendo­le promesse di benessere e felicità che aveva fatto sperare.

Nel suo libro Noa-Noa l’artista confessa che «la civiltàmi sta lentamente abbandonan­do. Comincio a pensare con semplicità, a non avere più odio per il mio prossimo, anzi ad amarlo. Godo tutte le gioie della vita libera, animale e umana».

Questo scritto oggi è esposto aunam Gauguin l’alchimista, ostra al Grand Palais di Parigi: un percorso unico tra oltre duecento opere dell’artista tra pitture, ceramiche, sculture e oggetti in legno. Forse la raccolta più completa che si amai stata offerta al pubblico. Un’ immersione che culmina con laric ostruzione digitale in forma di ologramma della Mais onduJouir (“la casa della gioia ”), l’ atelier doveGaugui­nh acre ato le opere che ora sono amate in tutto il mondo. Chissà se dal paradiso degli artisti il pittore apprezzerà questo omaggio postumo ma per noi è sicurament­e un’ esplorazio­ne irripetibi­le in un mondo che non abbiamo ancora smesso di sognare.

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