Corriere della Sera - Io Donna

YARI SELVETELLA

Di Chiara Gamberale

- di Chiara Gamberale

Pen siamo di sapere tutto sull’ amore e sul dolore, perché ci è bastato vivere fino a qui, e invece no. Ne sappiamo ancora troppo poco, sempre troppo poco, perché l’ amore e il dolore avranno sempre più fantasia di noi: e adi mostrarlo arriva in questi giorni Le stanze dell’addio (Bompiani), un romanzodov­enon è immediato entrare, ma diventa presto difficile uscire, proprio come succede al protagonis­ta con l’ospedale dove l’amore della sua vita lotta contro una terribile malattia e viene sconfitta. Le stanze dell’ addio sono quindi le tappe effettive di un calvario, ma diventano anche quelle inti medi unuomoedi tutti noi dopo uno strappo, alle prese con l’ impossibil­ità e nello stesso tempo il dovere di andare avanti. Cercare un senso o fare pace con la nostra incapacità di trovarlo.

Leggere serve. Durante i ricoveri della mia compagna abbiamo letto insieme, ad alta voce, molti romanzi

A scrivere questo libro potente e delicato è Yari Selvetella che finora eravamo abituati ad associare ad appassiona­ti reportage sulla criminalit­à romana (ha scritto, conCristia­no Armati, ilb est seller Roma Criminale) e ai servizi che conduce in giro per l’ Italia per Uno Mattina. La stessa profondità di sguardo che dedica al mondo attorno a noi, or ala rivolge al mondo che sta dentro di noi: che cosa è successo? Quell’ interiorit­à era diventata troppo ingombrant­e e rivelatori a per non condivider­la. Così ho superato ogni ritrosia e ho scritto d’amore, della difficoltà di dire addio a chiamiamo, di paura, di accettazio­ne dellamorte… Quanto c’è della sua storia nella storia del protagonis­ta senza nome, ma con due baffi molto importanti? L’uomo coi baffi racconta esperienze che, in larga parte, ho vissuto davvero: la malattia del lamia compagna e po ila sua morte hanno prodotto in me, come nel mio personaggi­o, una percezione sfasata dei parametri dell’ esistenza. Un grande dolore modifica il tempo e il nostro esserne parte, ma apre anche a una percezione più profonda del mondo… Che effetto ha avuto su di lei la scrittura di questo romanzo? Scriverese­rve. Eservelegg­ere. Duranteilu­nghi ricoveri dellamia compagna (Giovanna De Angelis, editor e autrice de La Frattura, pubblicato pos tu mo,n dr) abbiamo letto insieme, ad alta voce, molti romanzi. Poi, ciascuno sul suo quaderno, scrivevamo, inventavam­o storie, tra cui la nostra, quella che stavamo vivendo davvero. E così ho provato a farlo anche do pola sua morte. Ogni parola è diventata una piccola torcia che illumina qualche centimetro, che rende possibile un passo. L’uomo con i baffi e sua moglie hanno tre bambini…Se non esistono neanche per noi stessi, do vele troviamole parole per raccontare il dolore ai nostri figli? Lo conoscono molto bene, non c’ è bisogno che nessuno glielo spieghi. Con questo libro ho voluto però mostrare anche alo roche possiamo e dobbiamo attraversa­rlo, sperando di arrivareal­trove. Ognunoperc­orre il proprio labirinto, e questo libroè lamiastrad­a. Sembra un ossimoro, eppure lei racconta la possibilit­à di guadagnare una perdita. Come si fa? Il mondo che scorre sulle strade che costeggian­o un ospedale non è lo stesso di chi vive appena un passo oltre: lì c’è un’umanità altra che pure siamo noi. Noi allo specchio. Questo romanzo scorre su questo confine. Chi ha vissuto certe esperienze quel confine se lo porta dentro e cancellarl­o sarebbe una sconfitta, anchese è ciòche l’istintoci suggerisce. Il guadagno è in questo equilibrio così duro da conquistar­e. A dispetto di quello che si dice sul fatto che ci è concessoun solo grande amorenella­vita, lei sostiene che invece proprio chi sa amare abbia la possibilit­à di farlo più di una volta. Non credo nella retorica dell’ unico amore, né alle occasioni che non si ripresenta­no. Si può benissimo invecchiar­e continuand­o a compiere sempre gli stessi errori o imboscarsi senza rischiarem­ai. Il contrariod­i tuttoquest­o è ritrovarsi in due eamarsi davvero, lottare, riconoscer­e i propri e gli altrui limiti, ma scegliersi. L’ amore che ho perso mi ha nutrito, mi ha reso capace di amare ancora e-credomegli­o. Troverei un’ offesa grave alla memoria di chi ho perso ridurmi anona mare più.

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 ??  ?? Yari relvetella, 42 anni, è scrittore e giornalist­a. Con Cristiano Armati ha scritto Roma criminale (2005, Newton Compton editori). pui sopra, la copertina del nuovo romanzo, “Le stanze dell’addio” (aompiani): il 18 gennaio l’autore lo presenterà allo...
Yari relvetella, 42 anni, è scrittore e giornalist­a. Con Cristiano Armati ha scritto Roma criminale (2005, Newton Compton editori). pui sopra, la copertina del nuovo romanzo, “Le stanze dell’addio” (aompiani): il 18 gennaio l’autore lo presenterà allo...

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