Corriere della Sera - Io Donna
INTERVISTA A PIF SUL SUCCESSO
Di ChiaraMaffioletti
Non credo nella sfortuna». Pierfrancesco Diliberto - Pif - ne è convinto. «Poi, vabbè, leggevo di uno che si è buttato dalla finestra e ha colpito un passante: quellaèsfiga. Ma, apartecasicosì, tutto, nellavita, dipendedanoi».
È un’ affermazione coraggiosa fatta in un Paese, come il nostro, non famoso per essere meritocratico ...
Avere successo nella propria professione, qualunque sia, in Italia, è più difficile. Ma non credo all’alibi culturale: non nascere a Roma o Mila noma a Palermo può essere più complicato. Ma la tua strada te la devi cercare. Sono severo con noi del meridione: senoncel’avessi fatta non avrei datola colpa a chissà chi.
Però ce l’ha fatta...
La mia storia è la dimostrazione che tutti ce la possono fare. Seimiei sogni si sonorealizzati è perchénessuno mi ha chiesto di chi fossi figlio e, ancorameno, per ilmiocarattere: non so fare a gomitate. Tutto è successo perché ho incontrato persone che hanno creduto in me. Dunque c’ è speranza per tutti.
Cosa l’ha aiutata?
Pensare che non fosse tuttomarcio e cercare di circondarmi di gente che la vedesse come me. Quando lo racconto, specie ai ragazzi, intravedo quell’espressione un po’ scettica di chi pensa: vabbè, chi ti hadatouncalcionel sedere? Inveceno. Iopercarattere sono davvero ilmeno sensato per fare questo mestiere, eppure ho avuto l’opportunità di dimostrare cosa avevo inmente.
Quanto conta avere le idee chiare?
Molto. La mia passione era co- sì forte che nonmi sonomai arreso. Ringrazio sempre mia zia Graziella che mi ha aiutato presto a capire alcune cose quandomi offrì un posto fisso in una compagnia di assicurazione di Frosinone. D issino, perché non puoi fare l’ assicuratore e il regista. Al massimo, a quel punto, puoi andareal cinema.
In che senso?
La precarietà nel mondo artistico è vitale. Non puoi avere la pancia sazia del posto fisso se vuoi metterti in gioco. Non dico che precario è bello, anche perché ora io sono unprecario di lusso. Mail benessere è pericolosissimo.
Avvertemai questo rischio?
Ho 45 anni e comincio a dare un senso adulto alla vita. L’altro giorno c’era lamia famiglia da me e ho cucinato, lavato i piatti... erano commossi. Ma cerco di non accomodarmi. Ammetto però che il successo del primo film ha appagato ilmio ego: la fame diminuisce e non
vamai bene.
Perunartista tenere a bada l’ego nonèsemplice, vero?
Mi concentro sulle critiche. Anche nelle recensioni: se sono positive smetto di leggere. Mi imbarazzano, come i complimenti.
Dicono tutti che è un bell’uomo: si imbarazza anche lì?
Molto. E non riuscirei a lavorare con attori vanitosi: non potrei sentirmi dire “riprendimi il lato destro che è ilmigliore”.