Corriere della Sera - Io Donna
PRODUTTORI, LA NUOVAMAPPA DEL POTERE A HOLLYWOOD
Di Paola Piacenza
Per usare un’espressione regale, il 2017 perHollywood è stato un “annus terribilis”. E poiché da quelle parti non si parla latino nemmeno sui set dei “peplum”, specifichiamo. Lo scandalo Weinstein ha rivoluzionato assetti societari e polverizzato carriere, ha prodotto danni collaterali ed effetti valanga le cui conseguenze si potranno calcolare solo nel tempo; si è poi scatenata la guerra tramajor: Netflix e Amazon sono sbarcate al cinema, e ai festival, suscitando, da quei cruciali palcoscenici, la rivolta di chi al cinema e ai festival c’è sempre stato; Disney ha contrattaccato aggiudicandosi una parte diFoxe proponendo un nuovo modello chepoi tantonuovonon è: un supercolosso; dal grande al piccolo (si fa perdire, a Hollywood tutto è “supersize”), le minoranze si sono fatte più agguerrite: dopo la campagna # Oscar SoWhit ed ell’ e dizione 2016 degli AcademyAward, questo potrebbe essere l’ annodi #Oscar So Male( troppi maschi, una buona percentuale comunque già finita in liste di proscrizione) e forse anche la minoranza latina potrebbe trovare ilmododi far sentire la propria voce in uno Stato, la California, da tempo decisamente bilingue.
Insomma, non si contano le dichiarazioni-di attori, attrici, publicist, gole profonde e aspiranti ai troni lasciati vacanti - nel segno di: «Niente sarà mai più come prima ». Sicuri?
L’ORA DELLA CATARSI
Hollywood è Babilonia. Gli scandali sono il carburante in cui Cinelandia ha sempre sguazzato. Il pettegolezzo, il sussurro, la foto rubata sono il suonutrimento. E, secondouno schema consolidato, le cadute sono spesso seguite da pubblici pentimenti e successivi ritorni in sta todi grazia. Vale perla politica, che è un palcoscenico. Amaggior ragione vale per chi del palcoscenico ha fatto una ragione divi-
ta. L’America è il regnodella secondachance, è solo questione di tempo. E ci sono professionisti profumatamente pagati per calcolare la finestra giusta. Ma questa voltanon sarà così, giurano gli insider. Kevin Spacey non uscirà dal “rehab” per cospargersi il capo di cenere, tropposemplice. Nel suoeditoriale, Chi è il
prossimo? Ansia alle stelle aH ollywood,Jeffrey Fleishman del Los Angeles Times, parla sì di «catarsi multi-polare», ma anche «dell’incertezza che arriva quando le crepe corrono come fulmini attraverso le facciate». Insomma, a Los Angeles si aspetta il “big one” e l’inizio di un’ altra era che archi vile discriminazioni e metta in praticale magnifiche sorti e progressive che così spesso propone nelle opere che consegna al mondo. Per il National Review, lo scandalo sarebbe equiparabile a quello della pedofilia nella chiesa cattolica: «Credevano di essere esempi dimorale. La loro immagine pubblica è finita in briciole» scrive il magazine vicino al partito Repubblicano. E tanto per non calcare il coltello nella piaga, etichet-