Corriere della Sera - Io Donna

ILPANEELER­OSE

Di SerenaDand­ini

- Serena Dandini

Diciamocil­averità, non siamo ancora riusciti a smaltire tutti i pranzi delle feste; certamente non sono bastati i primi timidi esercizi ginnici o le camminate impavide intorno al palazzo controllan­do sullos martp ho nel e calorie spese. Sepe runa fetta di panettone serve almeno una corsett adi mezz’ ora, nono so immaginare per il cotechino con le lenticchie quanti passi dovrei fare… Ma se invece di continuare a pensare ossessivam­ente al cibo ingerito ci concentras­simo su quello che non abbiamoman­giato? Dove sono finiti gli avanzi natalizie le delizie rimaste intonse nellesa le imbandite dei ristoranti? Ogni giorno enormi quantità di derrate alimentari, ancora buone, riempiono i cassonetti del pianeta e intasano discariche e incenerito­ri. Malo spreco parte molto prima: ogni anno nel mondo un terzo del cibo prodotto viene buttato senza neanche arrivare sulle nostre tavole, praticamen­te quattro volte la quantità che servirebbe per sfamare quasi 800 milioni di persone che soffro nola fame, e naturalmen­te non stiamo parlando di cibo scaduto o andato amale.

Tra i Paesi più virtuosi in questa battaglia ci sono la Francia e l’ Australia ma anche l’ Italia sta migliorand­o a vista d’ occhio le sue prestazion­i grazie alla leggedel 2016 e a iniziative coraggiose come “SprecoZero” promossada­Andrea Segrè, che si occupa con passione del problema.

Ma trale file di questa nuova coscienza dobbiamo assolutame­nte citare anche“FoodF or Soul” di Massimo B ottura, una meraviglio­sa avventura messa in moto daln ostro chefpluris­t el lato con l’ apertura tre anni fa del Refettorio Ambrosiano, nato per riciclare gli scarti durante l’ Ex podi Milano e che oggi si è trasformat­o in un “ristorante permanente” per le anime fragili della città.

Bottura, oltre a cucinare divinament­e, pensa con intelligen­za che il cibo possa diventare un grande motore di cambiament­o per la società e, dopo avermesso la sua notorietà al servizio di questa idea semplice e straordina­ria, ha invitato gli chef internazio­nali più rinomati a seguirlo in nuove imprese intorno al mondo: dopo il Refett oR io a Rioperi Giochi olimpici, ha dato vita al Refettorio Fe lix presso il CentroStCu­th berta Londra, con la collaboraz­ione di colleghi altolocati comeAlainD­ucasse eClaire Smyth.

E adesso tocca a Parigi dove, nella cripta della chiesa della Madeleine, sta per nascere un nuovo refettorio per imeno abbienti basato sulla filosofia anti-spreco che promuove il recupero alimentare e l’ inclusione sociale.

Le nostre nonne, ci ricorda B ottura, sapevano riciclare glia vanzie le ricette migliori nascevano proprio dal rispetto per il cibo unitoaungr­ande spirito creativo. Manei suoi refettori lo chef ci tiene anche alla“bellezza” perché la dignità delle persone più vulnerabil­i si difende proprio con la qualità a ogni livello. È rivoluzion­aria questa idea di inclusione: la bellezza, come diceva D osto evsky,dovr ebbe salvarci, mala novità è che si può iniziare anche da una semplice crosta di pane secco.

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