Corriere della Sera - Io Donna
CLARA SÁNCHEZ
Un giovane irretito da una setta, un’eroina che vorrebbe riportarlo alla ragione... Nel nuovo romanzo la scrittrice spagnola esplora il tema della MANIPOLAZIONE giungendo a una conclusione sorprendente: l’altruismo è una forma di egocentrismo
Isa belar riva aMombasac on un’insolita missione: “deprogrammare” Ezequiel, rampollo di una benestante famiglia diMadrid, irretito dal mefistofelico capo di una setta mistica, “Orden Humanitaria”. Isabel non è una detective, non è una psicologa, userà armi tipicamente femminili, a patto che riesca a costruirsi una convincente somiglianza con Marta, la ragazza da cui il giovanotto è stato piantato in asso, e il cui fantasma potrebbe riuscire a riportarlo alla perduta normalità. Forse .“Strappare qualcun oda un sogno” sembra obiettivamente un’impresa impossibile all’eroina del romanzoche intuisce, sullo sfondo, l’ ombra di loschi traffici mascherati da buone azioni. Sotto l’accecante sole africano, frahoteldi lussoemiserabili villaggi persi nella savana, Isabel fatica sempre più a distinguere buoni e cattivi nel panorama di diplomatici, missionari, beach boys, onnipresenti autisti locali, gelose vestali del guru, contadinealtere comeregine. Nelsolco della tradizione letteraria di Clara Sanchéz, nessuno è mai (o quasi mai) ciò che sembra. Dalprimoromanzo che l’ha fatta conoscere e amare in Italia, Il profumo delle foglie di limone, all’ultimo, L’amante silenzioso, tradotto da Enrica Budetta e in libreria per Garzanti dall’8marzo, la scrittrice spagnola declinale mille sfaccettature dell’inganno, della manipolazione, delle trappole tese dai sentimenti. Stavolta lo scenario prescelto è il Kenya, lontano da stereotipi esotici, ma ugualmente popolato da belve feroci che, spesso, hanno soltanto due zampe e imbracciano unkalashnikov. Un pericoloso santone e il suo squinternato gruppodiadepti, una giovanedonna spericolata che deve farsi passare per qualcun altro, uno strano angelo custode dalle infradito spaiate, un inquietante segretario dai pantaloni rossi: è un bel cast di attori improbabili.
«Invece sono quasi tutti reali» assicura, divertita, Clara Sanchéz. «Mi sono ispirata a personaggi e luoghi conosciuti durante un reportage, cinque anni fa per conto del ministero degli Affari esteri che inviò vari scrittori spagnoli in diversi Paesi africani: me in Kenya, per esempio, o Eduardo Mendoza in Etiopia. Quell’ esperienza e le persone che ho incontrato laggiù mi sono servite a costruire la trama del libro».
Davvero? Ha incontrato unti poco me Maína, ilkeniotadel romanzoacapodi “OrdenHumanitaria”?
Nonera il leaderdiuna setta, peròeraunvero incantatore, si presentava come un uomo saggio e condannava, propriocomeMaína, la cupidigia umana. Alcune frasi e considerazioni sonoautentiche, comequandospiega cheuna volta ottenuto l’ indispensabile, da mangiare e da bere, iniziamo a incapricciarci del superfluo e poi del lusso. Pure lui è stato innamorato di una donna di Maiorca. E il ricordo di quell’amore gli impedisce di diventare cattivo fino in fondo.
Dunque esistono anche il misterioso padre Andrés e il fascinosoSaid?
Già. Ho avuto un accompagnatore locale altrettanto bello e affascinante chemi ha fatto visitare il suo villaggio e portava un’ infradito di colore diverso dall’altra. Mi sono imbattuta in un missionario che mi hamostrato foto di ragazzine riarmati. Mi è sembrato pericoloso e che non mi volesse lì. C’ erano tutti gli ingredienti per la mia storia, a cominciare da Mombasa, città antica, molto araba, degradata, ma ricca di passato, perfetta per un intrigo di spie. Anche Nairobi si presta, perilsuodoppio volto: da un lato il mondo dei diplomatici, degli espatriati internazionali, chiusi nella loro bolla; dall’altra, il mondo reale della gente comune, tra cui si distingue una classe media colta, composta da artisti, musicisti, avvocati, medici. Poi ci sono i dimenticati da tutti, i poveri che si sono adattati alle loro casupole senz’ acqua corrente, ma hanno aperto accanto un salone di bellezza o un bar. È una povertà che non rinuncia alla sua par tedi piacere.
Lamanipolazione tra gli esseri umani è un tema costante nella sua opera narrativa. Come mai?
Perché è ovunque. Piùomeno inconsapevolmente, nei rapporti di coppia, ma anche nella famiglia e nei luoghi di lavoro. In famiglia è ancora più subdola, perché fa leva sui sentimenti, sulle emozioni. Nelle sette diventa professionale e perversa. Maínaè esperto nell’ individuare le debolezze e ibis ogni degli altri. Indebolisce e annulla chiunque voglia attrarre nella rete, come un ragno cattura un moscerino nella sua tela.
Si salverà Isabel?
È vaccinata dalla perdita di suo fratello, vittima di una setta. Si sente in colpa per non essere riuscita a salvarlo. È la ragione per cui si lancia al riscatto di Ezequiel. Tutti vorremmo salvare qualcuno: gli occidentali vogliono salvare gli africani, soprattuttoper lavarsi le coscienze. Alla fine è sempre una questione di egoismo. O di egocentrismo: ci crediamo al centro dell’ universo. Per questo ho introdotto il romanzo con una citazione di Cesare Pavese: chi non si salva da sé, non lo salvanessuno.