Corriere della Sera - Io Donna
CAREDONNE, NONèPIù TEMPO DI RECINTI
Permel’inquadratura piùbella e più difficiledelmondoèilvoltoumano. Sonoun’appassionata di ritrattistica, dipittoridelCinque-Seicento, e di fotografi ritrattisti contemporanei. Li guardo e li riguardo, anche se faccio un lavoro narrativo in cui le immagini vengono dopo, omentre scrivo. Passano gli anni, ma le difficoltà, gli interrogativi, sonoidenticiagli inizi: midomando se le persone si rispecchieranno nelle storie che racconto, sehannounvalore, semimeritodicontinuare a raccontare. Daunlatonon si ci sentemai del tutto attrezzati, dall’altro si diventaperòunpo’ piùpadroni del mestiere. Il cinema è un’arte con una fortemediazione tecnica, equestoaiuta, percercaredientrareincomunicazione con chi sta guardando. Sono autocritica perché molto innamoratadegli autori importanti: forsenel confrontarsisoloconigrandic’èunaformadimegalomania eil risultatoèchetisenti sempreunozeroassoluto. Hoconosciuto il cinema per caso. In un breve tempomi sonoritrovatacircondatadalmeglio: GianniAmico, iTaviani, Clare Peploe, Bernardo Bertolucci, fu uno shock capireche tipodi lavoro facevano, cosìpsichico, attento alla vita. Come regista tendo a essere “pugno di ferro e guanto di velluto”, nel senso che nellemie storie i bilanci esistenziali sonoabbastanzadrammatici, le relazioni mai rassicuranti, i personaggi sono agitati, mai in pace. Cerco di raccontare inmodo dolce storiemolto amare: non è una cosa che cerco, ma ottengo sempre lo stesso tono narrativo.
Credo nella forza evocativa della parola, che comprende anche il silenzio. Chi fa il narratore è come una spugna inconsapevole, lavorasempre, spessoanchelanotte, metabolizzandogli incontri, i pensieri, i sogni, i libri, i film deglialtri. Parlaredidonneoggi? Bisognachel’attenzione nondiventighetto, perchéilproblemadituttenoichefacciamo dei mestieri cosiddettimaschili è correre sempre inunaltro campionato. Osservo le lotte, i movimenti in atto, conmoltaempatia, maoraènecessariofareunpasso avanti: nonha senso ricondurre tutto al sesso, sembra chesial’unicoambitochecièconcesso, anchenellalotta. Secontinuiamoaconsiderarci dellevittimeèveramente tristeeumiliante. Hounavita sola, mi è statochiarofin dabambinacheeroiolaresponsabiledimestessa, combattendo contro un mondo per certi aspettimolto ingiusto. Alla nostra generazione non è stato chiesto di prendere ilmitra e andare inmontagna a combattere contro ilnazifascismo, abbiamoaltri tipi di fascismi, edènella nostravita, tuttiigiorni, chedobbiamoesseredellemilitanti. Nonsi può continuare a invocare un paternalismo protettivonei confrontidegliuomini. Iononvoglio stare nelrecintodelledonneregiste, néinquelledellevittime.
(