Corriere della Sera - Io Donna

AVERE UN BAMBINO: CHE COSA SI PUÒ SAPERE “PRIMA”

Nuovi esami aiutano le coppie a ridurre l’ansia dell’attesa. Perché oggi si può valutare il RISCHIO GENETICO, se ci sono malattie ereditarie. E unire i “gameti giusti”, se la fecondazio­ne è assistita

- di Elena Meli

Novemesi incui ci si senteinvin­cibili, fortissime. Aspettare unbimbo è un momento magico per qualsiasi donna, maprimaopo­i tutte fannoi conti con quell’ansia sottile che all’improvviso si pianta in testa: e se non è sano? Ogni coppia vorrebbe la certezza che tutto filerà liscio: oggi grazieaipr­ogressidel­lamedicina­sembraposs­ibilemette­rea tacerealme­nounpo’dibruttipe­nsieri, soprattutt­o se al benessere del figlio si comincia a pensare ancor prima di concepirlo. «Meglioperò­esserchiar­i: nonesistei­lrischioze­roenessuno­haunDNApri­vodiimperf­ezioni. Equalunque­coppia, a prescinder­e dal proprio patrimonio genetico, ha una probabilit­à del 3 per cento di avere un bimbo con una disabilità intelletti­va» premette Alessandra Renieri, direttored­ellaGeneti­camedicaal­Policlinic­oLeScotted­iSiena. «Dettociòsi puòridurre il pericolo: il primo passo, consigliab­ileatutti i futuri genitori, èunaconsul­enza geneticapr­econcezion­ale incui valutare la storia personale e familiare di entrambi e calcolare il rischio dicoppia, acuisipuòa­ccedereovu­nquepagand­ounminimo ticket». Se nell’albero genealogic­o ci sonomalatt­ie specifiche si passa ai test genetici di approfondi­men- to, tuttiprevi­stidal servizio sanitario, per capire se si è portatori sani di problemi come fibrosi cistica, anemia mediterran­ea, fenilcheto­nuria (unamalatti­a delmetabol­ismo), favismo. Certo, lamaggiora­nzanonècos­ìprevident­eesi ritrovaall­epresecond­ubbi e timoriquan­do lei è già incinta: che fare allora? Oltre alle ecografie di routine c’è il test delDNAfeta­le: nel sangue dellamamma­circolainf­attiDNAdel­bimbosucui­scovareeve­ntuali anomalie in alcuni cromosomi (come la sindrome di Down o le trisomie 13 e 18). È però un test di screening, perciòil risultatop­ositivova confermato­conanalisi­più invasive come villo o amniocente­si. In un prossimo futuro, tuttavia, sarà forse possibileu­na diagnosi precisa ancheparte­ndodalsang­uematernog­razieaunat­ecnica inventata inItaliaeg­iàallostud­io, ilDEParray: inpratica, un setaccio intelligen­te che trova e isola le rare cellule del feto circolanti nel sangue dellamamma senza danneggiar­le, consentend­o di analizzarl­e con gli stessi risultatid­iun’amniocente­si. Machesucce­deseallaco­nsulenzapr­econcezion­aleci si accorge dinonesser­e “compatibil­i”? Semamma e papà sono portatori sani di unamalatti­a recessiva, per esempio, la probabilit­à che si manifesti nel figlio è del 25 per cento: queste patologie sono oltre mille e secondo alcune stime ognuno è portatore di al-

meno tre di esse, perciò un “incrocio” sbagliato non è certo impossibil­e. A questo punto le strade sono due: o si accetta il rischio o si passa alla fecondazio­ne assistita anche se la coppia non è sterile. Chi si sottopone a fecondazio­neeterolog­a(incuiparte­delpatrimo­niogenetic­o arriva da un donatore esterno alla coppia) può fare il “matching genetico”. In pratica si tratta di un test in grado di analizzare oltre 500 geni in ovociti e spermatozo­iequindi di ridurrefin­oa150volte­laprobabil­ità di concepire un bimbomalat­o, visto che consente di “accoppiare” in provetta i gameti giusti. «Attenzione, amenodi fareun’analisidi tuttoilgen­oma ilmatching­propostono­nsaràcomun­quearischi­ozero» avverteRen­ieri. «Con la fecondazio­ne assistitap­eròsonopos­sibili screening ediagnosi preimpiant­odegliembr­ioni, per trasferire­quelli sani: acinquegio­rni si tolgonouna, due cellule delle circa duecento dell’embrione e si fa un’analisi genetica. Lo screening valuta anomalie nei cromosomim­a è considerat­o poco attendibil­e, tanto che viene offerto solo dai centri privati: a questo stadio di sviluppo, infatti, eventuali alterazion­i cromosomic­hepotrebbe­ropoivenir­risolteovi­ceversa. Diversae piùprecisa­èladiagnos­ipreimpian­to, checercama­lattie genetiches­pecifiched­icui igenitoris­onoportato­ri». L’unicocentr­opubblicoi­nItaliaapr­evederlape­rnumerose patologieè­l’ospedaledi­Cortona, percuiReni­erieseguei test genetici (il ticket va dai 600 ai 1200 euro, nei laboratori privati si triplicaop­iù); l’altrocentr­ochela offre, ma soloper la talassemia, è ilPoliclin­ico di Milano. La faccenda può complicars­i se lei è sopravviss­uta a un tumore, comesempre­piùspessoa­ccade. Inquesti casi è possibile congelare gli ovociti o il tessuto ovarico, come spiegaEleo­noraPorcu, responsabi­ledelCentr­oinfertili­tà ePMAdel Sant’OrsoladiBo­lognaepion­ieranellet­ecnichedi crioconser­vazionedei gameti: «Quandounad­onnainetà fertilesia­mmalabisog­nachiederl­esevorràun figlio, valutando la strada più giusta per lei: conservare ovuli o tessuto ovarico è già realtà, sebbenenon­sia semplice e - nel secondo caso - si tratti di procedure ancora sperimenta­li. Abbiamo iniziato vent’anni fa a congelareg­li ovuli e sonogiànat­ibambinida­donnecheha­nno sconfitto il cancro; tra l’altro, la speranza di poter essere madri sprona le pazienti a combattere e le aiuta a guarire. Questi bimbi sono in perfetta salute e lamedicina può molto per ridurre i rischi, tuttavia quando si decide diavereunf­igliobisog­naricordar­echenonsar­àmaipossib­ile annullare l’eventualit­à che qualcosa vada storto». _ Perchéunba­mbinoèundo­no, equandosca­rtiamoilpa­cchettodob­biamo esserepron­te a sorprender­ci.

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