Corriere della Sera - Io Donna
GIOVANI CURDE IN LOTTA
DiMarta Serafini
Lo sai cosa dice un proverbio curdo? Che un leone è un leone, maschio o femmina che sia». Sadiya se ne sta seduta nella sua cucina a Diyarbakir, nel Kurdistan turco. Ha 42 anni, si è separata dalmarito perché la picchiava. «Noi donne curde siamo abituate a lottare» dice, guardandosi intorno tra il fornello e il tavolo. Suafiglia Jiyan, 22 anni, è giornalista, unmestiere pericoloso da queste parti. Lavorava con un gruppo di colleghe in una cooperativa tutta al femminile, la Jinha Press. «Ci battevamo per raccontare le storie delle donne violentate che non hanno avuto giustizia e raccontavamo delle leader locali imprigionate insieme ai loro colleghi uomini ». Poi, un giorno nel 2016 èarrivatol’ ordine da Ankara: laJihhaPress doveva chiudere. Ma mettere il bavaglio non bastava .« E ora una delle nostre compagne,Zehr aD ogan,è in prigione pera verdi pintoibom bardamenti turchi sul nostro popolo» ra cc ontaJiyan. IlnomediZehra è rimbalzato in tutto il mondoilmese scorso quandol’ artista Banksyl eh a dedicato unmurale a NewYork e ha lanciato una campagna perla sua liberazione .« Z eh ra è un simbolo, maso notante le donne curde che soffrono» concludeJiyan. Da quando c’ è stato il tentato golpe in Turchia ilp residente turco Erdog ansi è accanito sui curdi, i giornalisti, gli intellettuali. L’ accusa, nel caso dei curdi è se mpredi terrorismo, di essere fiancheggiatori del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, di tramare per sovvertire lo Stato turco. Nel mirino, in particolare sono finitele donne. Anche la copresidente dell’Hdp (il Partito Democratico dei Popoli che unisce forze filo-curde e forze di sinistra della Turchia), FigenYuksekdag, è stata arrestata. «C’è un clima teso ed è sempre più difficile portare avanti il nostro lavoro di attiviste» spi eg aZozanOzgokc ed ell’ associazione femminile di Van, Vakad. L’8 marzo la marcia della ong Ankara Women’ sPlatform contro i raid sull’ enclave curda di Afr in è stata dispersa dalle forze di polizia con spray urticanti e lacrimogeni. Dieci donne son ostate poste in arresto mentre altre sette venivano fermate durante analoghe manifestazioni aTekirdag. Non importa chele curde abbiano combattuto control’ I si saKo ba ne eaRaqqa.Enonb asta nemmeno che le immaginid ellaYPJ, la divi--
mel Rojava siriano le assemblee di donne hanno imposto il divieto a matrimoni infantili e poligamia
sione femminile dello YPG, lamilizia curda, abbiano fatto il giro delmondo come simbolo di resistenza. «Per tutti erano amazzoni eroiche, maquando hanno cercato di resistere allemilizie jihadiste alleate di Erdogan ad Afrin,l’ Europa non sene è curata più di tanto» sottolinea Di lar Dir ik, dottoranda curda in Sociologia all’università di Cambridge.
In realtà, proprio come è successo nel 1936 in Spagna, non sono poche le ragazze europee che sono partite per portare supporto alle compagne curde. L’ultimo caso, quello di Anne Campbell, giovane contadina del Sussexmorta sul fronte dell’ offensiva Ramoscello d’ Ulivo. Anne era una che, come ha spiegato suo padre alGuar dian ,« non sopportava le ingiustizie, le piaghe dei deboli, vulnerabili, dei senza potere, una che aveva trovato idealismo nell’ utopia meravigliosa delRojava », la Federazione Democratica autoproclamatasi indipendente nella regione curda nel nord della Siria: ad attirare le giovani, sia il mito delle combattenti per le libertà, sia la dottrina politica del fondatore del Partito dei lavoratori curdi, Abdul lahÖcalan( rinchiuso in una prigione turca dal 1999), che predicala parità di genere.
“Jineology» lo chiamano. Tradotto, significa una nuova forma di femminismo, che parte dal Medio Oriente e predica una formala i cadi emancipazione femminile. «In questo periodo cruciale le curde hanno contribuito a una riarticolazione della liberazione delle donne, rifiutando di seguire le premesse dell’ordine globale patriarcale basato sullo stato-nazione, rompendo il tabù dellamilitanza femminile, recuperando il concetto di legittima difesa, dissociandosi dal monopolio del potere da parte dello Stato, e combattendo una forza brutale» continuaDirik. Cittadine di uno Statone gato, nelRojaval eassemblee delle donne hanno imposto il divieto dei matrimoni infantili, della poligamia e hanno rivendicato il riconoscimento della violenza domestica come reato specifico. Anche i diritti delle minoranze vengono tutelati :« In una società maschilista come quella curda, le donne sono riuscite a far cambiare l’atteggiamento nei confronti dei gay e dei transessuali» ha sottolineato Paula Lamont co-presidente della campagna di solidarietà con ilKurdistan.
An che in Iraq,n ella regione autonoma del Kurdistan, le donne sono il motore di cambiamento. A Erbil, nella capitale, e più a sudest, aSulaymaniyah,n on è raro vederle fumare il narghilè. E non sono po chele ragazze che girano senza coprirsi il capo. Più libere delle irachene, più presenti nelle istituzioni politiche (il 25 per cento), alle giovani però tocca ancora lottare contro le violenze di genere .« Possiamo studiare e lavoriamo. Ma sono ancora troppe le ragazze che devono accettare di essere date in sposa a un cugino che non amano o che subiscono stupri e abusi» spiega Ravan Ja’afarAl taei, che insieme ad altre tre compagne ha aperto una libreria in un centro commerciale di Erbil. Sebbene la legge punisca inmodo severo il delittod’onore, leorganizz azioni femminili locali denunciano come questo sia in aumento. Le ultime statistiche del governo parlava nodi 236 donne bruciate per punizione e di altre 113 morte per auto immolazione. Secondo un sondaggio dell’ Unicef, il43per cento delle donne trai 15 e i 49 anni nel Kurdistan iracheno ha riferito di essere statos ottoposto a qualche forma di mutilazione genitale femminile. Inoltre laprimadonna giudicedel Kurdistan ira che no,NigarA.Mu ha mm ed, ha sottolineato come su 250 magistrati, solo 12 si_ ano donne. La strada perla rivoluzione delle curde è ancora tutta in salita.
Zehra cogan, cui aansky ha dedicato un murale, è in prigione per aver dipinto i bombardamenti turchi