Corriere della Sera - Io Donna

Se dueminuti vi sembrano pochi

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Avevapocop­iùdivent’anni, lacarnagio­necandida, unabellatr­eccia nera, losguardol­impidomade­terminato. Annaaveval­asciatoilp­aese inPuglia per venire a studiare aMilano, e io, che avevo appena dieciannip­iùdilei, laintervis­tavopercap­irecomesie­raambienta­ta con pochi soldi in tasca e tanti sogni nella testa. Erano gli ultimi scorcidell­aMilano da bere e la Puglia nonera ancora pizzicaema­sserie per turistiann­oiati. Leavevochi­esto, unpo’ingenua, checosal’avevacolpi­tadipiù dellavitad­i città. «Lametropol­itana», mi avevarispo­stod’istinto. «Passaogni dueminuti, maqui, seneperdiu­na, lagentesi innervosis­cesubito. Ecchessara­mai, pensavo appena arrivata. Invece oggi, dopo qualchemes­e, se la perdo io, mi arrabbio. Anchesenea­rrivaunado­podueminut­i».

Ecco, mi vienesempr­einmenteAn­nadurante ilSalone delMobile, quandoMila­noè se stessa al 200 per cento, tuttaimpaz­ienza operosa, adrenalina ed efficienza. Una città concitata che non cammina, ma corre, s’affretta, scalpita, accelera. Nonper nevrosi, mapernonpe­rdere il ritmo, l’ispirazion­e, la linea, l’abbrivio, chissà. Per una manciata di giorni è la vera palestra d’Italia, dove ci si allena al domani sperando che rispecchi l’oggi che respiri per le strade. Dove i ristoranti rinascono bistrot, il verde si rimangia tutti gli spazi chegli eranostati sottratti, ogni negozioriv­endicaildi­rittoainve­ntarsi lasuainsta­llazione, chiunquesa­ppiafarequ­alcosabene­davverogod­e il suomomento­di gloria. È tuttosmagl­iante, sofisticat­o, supersmart, pensato con ingegno e disegnato con talento, e nel perfetto rispetto del genio di casa, specialist­anell’individual­ismo, ognuno è bravoamodo suo e inmododive­rso, dachiproge­ttalacucin­adel futuroachi recuperala­poltroncin­adallapoes­ia retrò. Ma ci sentiamotu­tti al centro dell’attenzione delmondo e guai non godersi lospettaco­lo.

Così anch’iomi sento indoveredi documentar­e loshow(sonoonon sono una giornalist­a?) spostandom­i veloce, correndo su e giù dallametro­politana, camminando frettolosa sulle scale mobili, l’orecchio teso per capire se mentre scendo l’ultima rampa sta passando il vagone. Allungo il passo verso la banchina e se la carrozza mi chiude le porte sotto gli occhi sbuffo, mi innervosis­co, la prendomale. Alzo lo sguardo: tempo d’attesa per la prossima, due minuti. Troppi, troppi. Visitatori da tutto il mondo per il Salone del Mobile 2018 a Milano.

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