Corriere della Sera - Io Donna

Ho liberato l’energia con il ritiro Hoffman

- Rosalba Piccinni

Cantante jazz e flower designer, 46 anni. È la creatrice e anima di Potafiori, bistrot floreale a Milano.

Quattro anni fa, il giorno del mio compleanno, ho varcato la soglia del ritiro Hoffman. Senza sapere assolutame­nte cosa andassi a fare di preciso. Un amico, un manager, mi aveva consigliat­o questa esperienza perché mi vedeva spenta. In effetti vedevo tutto nero, ma sapevo che dovevo fare di più. Ero anche in difficoltà col mio lavoro: pur amandolo pazzamente, non ne ero più soddisfatt­a. Non ero più io. Cosa mi stava succedendo? Così mi sono iscritta, pensando si trattasse di un corso per gestire bene i soldi, il business, gli affari. Appena arrivo non capisco

“cosa sto facendo”. Ricordo però il piacere di non sapere nulla degli altri partecipan­ti, che - per regolament­o - chiamo solo col nomignolo da bambini, e di non avere contatti con l’esterno. Proibiti cellulare, computer, tv e libri. Quando sono iniziati i veri “lavori”, allora sì che ho capito: avrei dovuto indagare su me e la mia famiglia. All’inizio facevo resistenza: non riuscivo a lasciarmi andare, a tirare fuori le emozioni. Sono cresciuta così, tenendomi tutto dentro. Lavorando sodo sin dai 13 anni. A casa non c’era tempo per i piagnistei. Non eravamo certo ricchi e c’erano otto figli da mantenere. Ma poi, grazie agli esercizi, mi sono sbloccata: ho capito che cosa avevano vissuto i miei, affrontand­o tante difficoltà. Li ho perdonati. Ho pianto tanto, ma di gioia. Quel passo mi ha aiutata a capire molto di me. Sul mio volermi sempre far accettare a ogni costo. E così ho imparato a essere meno generosa, dato che di questa generosità molti si sono approfitta­ti, amiche ed ex compagni. Poi con l’hoffmann ho liberato la mia energia: sono un’ottimista, una visionaria, ma mi mortificav­o. Invece ho finalmente accettato il mio talento. Prima mi dicevo “sono solo fortune”: non mi davo il giusto valore. Adesso so anche arrabbiarm­i. Non lo facevo mai. Con chi se lo merita, e senza rancore, metto dei paletti. E infine, a un anno dal ritiro, ho inaugurato il mio ristorante “floreale” Potafiori, onorando tutte le mie predisposi­zioni. E proprio in questo luogo, “nato” dalla mia rinascita, ho incontrato il mio compagno, solido e forte, sono stata in grado di riconoscer­lo grazie a una nuova consapevol­ezza. Non so ancora fare i conti, ma pazienza! Sono enormement­e più felice ora.

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