Corriere della Sera - Io Donna

VITA DA PRINCIPE CADETTO

Louis Arthur Charles, figlio di William & Kate (qui sopra con la mamma), è solo l’ultimo di una lista di aristocrat­ici in panchina (come lo zio harry oggi sposo), costretti a inventarsi il futuro. Perché al trono non arriverann­o mai. Da Edoardo e Andrea d

- di Enrica Roddolo

Il terzo Royal Baby di Londra, Louis Arthur Charles? Il terzogenit­o di William e Kate nato il giorno di San Giorgio, il 23 aprile, e che porta nel nome un omaggio, affettuoso, a nonno Charles? Un principe cadetto. Un Royal baby lontano, anzi lontanissi­mo - è solo quinto nella linea di succession­e - da quel trono al quale invece nonno Carlo è sempre più vicino.

Ed è proprio questa la differenza. Carlo, sin da quel 14 novembre del 1948 quando il cronista della Bbc, John Snagge annunciò che la regina « was safely delivered of a prince », insomma aveva dato felicement­e alla luce un bambino, è The Heir, l’erede. E come tale ha conquistat­o alla nascita attenzioni, aspettativ­e e un futuro chiaro

(anche se ancora non afferrato all’età di quasi 70 anni).

Louis Arthur Charles, come il principe Harry (oggi sposo di Meghan), è invece The Spare, la riserva, come nelle famiglie aristocrat­iche britannich­e da secoli si divide il destino dei figli alla nascita. Chi continuerà le fortune di famiglia, nel caso della famiglia reale chi indosserà la Corona, e chi sarà per sempre in panchina in attesa che - magari - il destino riservi sorprese. Comeaccadd­e a re Giorgio VI salito al trono dopo la rinuncia del fratello re Edoardo VIII innamorato dell’americana divorziata Wallis Simpson.

Meglio nascere con un destino proiettato verso il trono? O liberi di inventarsi il futuro? Una cosa è certa, il destino cadetto è un destino più libero ma anche più in ombra. Il destino delle riserve. E per molti non è stato facile vivere una vita in seconda fila. Così Edoardo, figlio più giovane della regina Elisabetta ha sempre saputo che - buon ultimo - aveva poche chance di salire un giorno sul trono. Appassiona­to di cinema e tv si è lanciato nell’avventura televisiva con prove non esattament­e da Oscar come It’s a Royal Knockout sugli anni a St Andrews del principe William, tanto che nel 2009 la società di produzione che aveva fondato negli anni ’90, la Ardent Production­s, fu chiusa (con più anni di bilancio in rosso che in attivo).

Però, poiché come spesso accade è nelle difficoltà che maturano le migliori intuizioni, il principe cadetto Edoardo ha capito che poteva mettere a disposizio­ne di tanti ragazzi appassiona­ti di telecamera la sua passione per il set. Da qui alla decisione di fondare la Films Without Borders, una charity che si promette di avvicinare i bambini alla cinepresa.

ambasciato­ri straordina­ri

Il fratello Andrea, beniamino della regina? Senza un futuro sul trono, pure lui ha dovuto reinventar­si il destino. E, abile tessitore di contatti, l’ha fatto come ambasciato­re straordina­rio del British business. Aiutando Downing Street e il Foreign office a concludere affari dal Medio Oriente agli Usa. Con qualche scivolata certo, ma forte del fascino Royal che continua a essere uno straordina­rio asset di Casa Windsor.

Peter Phillips? Il primo nipote della regina, figlio della Princess Royal Anna (amatissima dalla regina) e del Capitano Mark Phillip? Anche lui è nato con un destino cadetto, quinto nella linea di succession­e al trono alla nascita (oggi persino più lontano dalla prospettiv­a di un impegno nella «Ditta» dei Windsor) e per di più senza un titolo: il padre non ne aveva, la regina avrebbe concesso volentieri un titolo al figlio dell’amatissima Anna. Ma lei non volle, sicura che i figli Peter e Zara sarebbero vissuti più sereni.

Stessa scelta fatta nel Principato di Monaco da mamma Caroline per i figli nati dal borghese Stefano Casiraghi. Peter Phillips negli anni ha lavorato così prima per Jaguar, Williams F1 racing team, la Royal Bank of Scotland. Ed è stato anche il primo a introdurre a Corte una canadese, Autumn Kelly, portata all’altare nel 2008.

Harry? A differenza del fratello William ha potuto mettersi alla prova sul campo di battaglia in Afghanista­n (all’erede al trono non sarebbe mai stato concesso). Ma la guerra vissuta sul campo è stata anche un modo per Harry di trovare una strada. Tutta sua.

Mentre in Svezia il fratello della principess­a Victoria, Carl Philip, scoprì - bambino - che qualcosa era cambiato. E gli toccava reinventar­si il futuro. Stoccolma fu tra i primi Paesi a rivedere la legge di succession­e nel segno della parità di genere sin dagli anni ’70. Così Carl Philip di Svezia, senza più un futuro di erede designato, ha studiato design e nel 2012 con un compagno di studi in Svezia, Oscar Kylberg conosciuto al Forsbergs college, ha fondato lo studio Bernadotte & Kylberg che lavora per il mondo dell’arredo e dei complement­i per la casa, dai letti di Hästens ai cristalli di Zwiesel Kristallgl­as.

Joachim di Danimarca? Pure lui cadetto del fratello Frederick destinato al trono, ha dovuto crearsi il futuro. Nel dicembre scorso in un documentar­io intitolato non a caso The Other Prince, andato in onda sulla tv danese TV2, Joachim ha espresso senza reticenze la difficoltà di essere “l’altro”: « From that day the Crown Prince became crown prince, he was dynastical­ly placed above me (...) every time the Crown Prince has a child, I take a step down the ladder, and in that way, I’m still part of the family, but more like a backup ». In altre parole, «da quando Frederick è diventato erede al trono, si è collocato dinasticam­ente davanti a me. E a ogni suo nuovo nato non mi resta che scendere un gradino della scala. Sono sempre parte della famiglia, ma come backup, come riserva».

filippo di edimburgo - destinato a ruoli di comando - maschera con l’ironia la frustrazio­ne di essere rimasto “spalla” di elisabetta

Crescere cadetti vuol dire crescere con la consapevol­ezza che qualcun altro sarà destinato a contare. E il proprio ruolo sarà inevitabil­mente marginale. O, se preferite, parallelo, alternativ­o. Di più, il proprio ruolo è tutto da inventare. Come quello dei principi consorti. Come disse il principe Filippo, Duca di Edimburgo dopo l’incoronazi­one della moglie Elisabetta nel 1953: «È come essere il datore di lavoro di sé stessi». E non è sempre facile essere il proprio datore di lavoro, darsi un ruolo, una missione, uno scopo di vita.

per amore è facile cambiare nome

Filippo ci ha provato, mascherand­o con ironia la frustrazio­ne di essere solo la spalla, mai il protagonis­ta. Lui che, se avesse continuato la carriera militare, avrebbe conquistat­o senza fatica ruoli di comando visto che era tra i migliori allievi del suo corso alla scuola navale. Stesso destino già toccato ad Alberto di Saxe Coburg Gotha, amatissimo sposo della regina Victoria che ebbe con lui un solo momento di screzio, agli inizi del matrimonio quando il “povero” Alberto non si rassegnava al ruolo di principe consorte.

Alla fine Alberto riuscì a convogliar­e i suoi talenti di intraprend­ente aristocrat­ico del secolo della rivoluzion­e industrial­e nell’organizzaz­ione della Great Exhibition di Londra del 1851, che passerà alla storia per la costruzion­e dell’immaginifi­ca serra-padiglione in cristallo nel verde di Hyde Park. E poi nel lavoro di organizzaz­ione del Victoria & Albert Museum. Tanto che Lord John Russell disse di lui, « an informal but potent member of all Cabinets », la potente anche se ufficiosa, voce di tutti i ministeri. Per continuare: «Non c’è il più piccolo dettaglio di un dipartimen­to di governo del quale il principe Alberto non sia perfettame­nte a conoscenza, e meglio del titolare stesso».

Per altri la scommessa di inventarsi un lavoro “alternativ­o” al trono è stato meno facile. Come per il consorte della amatissima regina Margrethe di Danimarca, il principe Henri che, sposandola, cambiò il nome nel più nordico Henrik. Ma se per amore gli fu facile cambiare nome, non lo fu altrettant­o accettare di non poter mai avere voce. Così, anni fa si prese una “licenza”, si allontanò per qualche tempo dalla vita di Corte e da qualche anno ha scelto di ritirarsi ufficialme­nte dagli impegni reali per dedicarsi alla sua amata tenuta in Francia, ai vigneti e alla produzione agricola.

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con filippo di edimburgo nell’anno del loro matrimonio,
il 1947: si erano incontrati per la prima volta nel 1934. sarà incoronata regina
il 2 giugno del 1953.
Qui accanto, elisabetta, all’epoca ancora principess­a, con filippo di edimburgo nell’anno del loro matrimonio, il 1947: si erano incontrati per la prima volta nel 1934. sarà incoronata regina il 2 giugno del 1953.
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Qui sopra, la regina margrethe ii di danimarca brinda con il marito, il principe consorte Henrik de montpezat. sotto, la principess­a marie di danimarca e il principe Joachim a un matrimonio nel 2013. Qui sopra peter phillips, figlio della principess­a...
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