Corriere della Sera - Io Donna
SIGNORE DI PALAZZO
Cinquantun anni molto ben portati, capelli biondi e cantilenante accento siciliano, Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza Italia, e ministra per due volte nei governi di Silvio Berlusconi, ha ben sette legislature alle spalle. E per questo è stata criticata e presa a esempio di attaccamento alla poltrona (solo Casini la batte per “longevità” parlamentare). Eppure “Presty”, come è stata soprannominata, non è stata certamente premiata per la sua obbedienza. In questi anni non ha risparmiato critiche al suo partito, ed è stata anche sul punto di lasciarlo, nel 2012. Quando arrivò alla Camera, nel 1994, venne eletta Miss Parlamento, ma dimostrò di non essere un grazioso soprammobile. Anche se a riguardo ha sempre avuto un’opinione ben precisa: «Essere bella non è una macchia». Da ministra dell’ambiente (il suo primo dicastero, a cui seguì quello delle Pari opportunità) fece delle battaglie epiche con Giulio Tremonti che non voleva allentare i cordoni della borsa per il “suo” settore.
Nel 2005 si sciolse in lacrime quando Forza Italia non la seguì nella battaglia a favore delle quote rosa. Pianto liberatorio, non un’ammissione di impotenza perché su certi temi Prestigiacomo ha sempre fatto di testa sua. Come quando appoggiò il referendum sulla fecondazione assistita. Più di recente, scartando dalla linea del suo partito, ha sostenuto la battaglia parlamentare per le unioni civili. I suoi rapporti con Berlusconi sono costellati di alti e bassi. All’epoca in cui il leader azzurro era in guerra con Fini, lei sostenne le ragioni del secondo, al quale era considerata, dentro Fi, troppo vicina. Ma dopo 24 anni di non sempre pacifica coesistenza Presty è ancora in Parlamento. Il che, in un periodo in cui la politica non va più di moda, viene considerato un imperdonabile difetto.