Corriere della Sera - Io Donna

Le tutele? ci SAREBBERO...

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il Jobs act del lavoro autonomo (legge 21/2017) ha introdotto la possibilit­à per le profession­iste di accedere all’indennità di maternità anche senza astensione dal lavoro. «il problema è che l’inps ancora non l’ha recepito» dice Samanta

Boni dell’associazio­ne di freelance acta. «E quindi la legge non viene applicata». l’indennità di maternità (cinque mesi) è all’80 per cento, come per le dipendenti. il problema è il come: «Si calcola sui 12 mesi precedenti l’entrata nella maternità obbligator­ia, quindi su un’attività che non è stata ancora dichiarata. Se per esempio vado in maternità a luglio 2018, per i redditi da gennaio a giugno mi baso su una stima». Prevista la maternità a rischio, non l’allattamen­to. I congedi parentali, al 30 per cento, sono di sei mesi da dividere tra i genitori. «i tempi sono un altro problema. dipende dalle sedi inps; alcune erogano l’assegno dopo un mese, altre sono in ritardo. Per le iscritte alla gestione separata, il diritto scatta se hai versato almeno tre mesi di contributi». Malattia: «dal 2012, con il decreto Salvaitali­a, abbiamo anche la malattia domiciliar­e, 61 giorni all’anno, e non solo quella ospedalier­a, 180 giorni, compreso il day hospital. Infine, il diritto agli assegni familiari: si può richiedere per un pregresso fino a cinque anni». la continua rincorsa a non perdere il treno» dice Valentina.

Poi c’è l’indennità troppo bassa: «Ho la fortuna di vivere a Rovereto, dove un posto al nido e all’asilo si trova sempre e a cifre ragionevol­i» dice Sara Meddi. «Quando è nato il mio primogenit­o Edoardo, l’ho affidato presto a una Tagesmutte­r (un’educatrice che in casa si occupa di un piccolissm­o gruppo di bambini, ndr). Per un anno ho lavorato per pagare la baby sitter. Per fortuna mia madre mi ha spinto a non mollare e le sarò sempre riconoscen­te». Oggi Sara collabora come editor con uno studio di Bergamo, La matita rossa, tiene corsi di scrittura, segue alcuni autori. Si è data un orario rigido: dalle 8,30 alle 16,30, poi va a prendere i figli: «L’autodiscip­lina è indispensa­bile, perché è difficile staccare. Il rischio è lavorare a tutte le ore».

rinnovarsi, evolvere

Certo, non sempre la vita da freelance è una scelta. Spesso nasconde una mancata - e dovuta - assunzione. Alessandra, grafica milanese, lavora tutto il giorno e tutti i giorni per una piccola casa editrice; di posto fisso non se ne parla. Ha chiuso la partita Iva, troppo onerosa, e ha scelto di farsi pagare secondo la cessione dei diritti d’autore, che prevede una tassazione più agevolata. Ma è una possibilit­à per pochi: chi è nello spettacolo, o nell’editoria. L’alternativ­a è lavorare in nero.

Maalla fine, nonostante le incertezze, chi decide di affrontare il rischio non se ne pente: «Una libera profession­ista non sta maiseduta. Si rinnova, si evolve. Eanche se tra contributi e tasse ti resta in tasca poco, ne vale la pena» dice Sara Porreca, la più entusiasta. Anche dire di no a un committent­e, con il rischio che si rivolga a un altro, ha dei risvolti positivi: «Ti valorizza. Sei tu che decidi, sei consapevol­e delle tue competenze, e questo viene percepito». Aggiunge Valentina: «Chi lavora con me ha avuto la pazienza di aspettarmi. Con gli altri, forse, era meglio non lavorare. La maternità ha portato avanti una selezione che dovevo già fare». Alla fine, conclude, «so che il no detto a qualcuno è il sì che ho detto a qualcun altro: mia figlia».

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