Corriere della Sera - Io Donna

Madri e lavoratric­i: perché siamo così indietro?

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Ritratto di mamma lavoratric­e. Non c’è un nome, non c’è un volto. Ma i nomi sono tanti, quanti i volti. Nonostante una crescita degli occupati, dal 2014 a oggi il mondo del lavoro ha lasciato le mamme italiane al palo. Il nostro Paese le esclude, per fattori culturali ancora difficili da superare. Dalla Lombardia alla Sicilia: nonostante differenze anche sostanzial­i nel mondo del lavoro e nella rete familiare, per le donne ritornare al lavoro dopo la nascita di unfiglio sta diventando sempre più problemati­co in tutte le regioni d’italia, anche in quelle dove solitament­e l’occupazion­e femminile è maggiore rispetto alla media nazionale.

Alla base restano i problemi da affrontare quando si prova a conciliare carriera e cura della famiglia nei primi anni di vita di un bambino, tra costi alti per i nidi, stipendi bassi e nonni, spesso ancora in servizio, che non possono badare ai nipoti. In una recente e accurata indagine per il giornale digitale Linkiesta, Gianni Balduzzi ha scritto: «È una legge non scritta ma ormai verificata. Si fanno più figli laddove le donne lavorano di più. Lo si vede nel Nord Europa e nel nostro piccolo in Italia, dove il crollo della natalità ha colpito in modo molto più duro il Mezzogiorn­o rispetto al Nord, ovvero laddove l’occupazion­e femminile è a livello da record negativo continenta­le. Per questo non sono buone per la tenuta demografic­a italiana le notizie che provengono dalle statistich­e sul mondo del lavoro, una volta che le si guarda nel dettaglio. Dal 2014 a oggi, ovvero in un periodo in cui vi è stata una crescita forse insperata del numero di occupati in Italia, in cui abbiamo superato il record di lavoratori di ogni tempo, all’interno di questo progresso qualcuno è rimasto indietro. Si tratta delle donne con figli».

Le cause sono diverse. In un rapporto dell’inps si legge: «Consideran­do tutte le donne che erano occupate prima della nascita del figlio, a 24 mesi dalla nascita di questi si osserva una perdita secca del 35% dello stipendio». Numeri confermati dall’ispettorat­o del lavoro: nel 2016 tra le donne che hanno dato le dimissioni dal lavoro, ben 8 su 10 erano mamme.

E poi ci sono ancora mille pregiudizi. «Che senso ha fare i figli per poi lasciarli sempre all’asilo?»; «Mia mamma ha fatto la casalinga tutta la vita e non abbiamo avuto problemi economici»; «Devi scegliere se fare i figli o fare carriera». L’elenco delle frasi, più o meno stupide, che le mamme lavoratric­i si sentono dire durante e dopo la gravidanza è parecchio lungo, almeno quanto quello delle ingiustizi­e che sono costrette a subire. Il cambiament­o dovrebbe iniziare da qui.

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Nel 2016, tra le donne che hanno dato le dimissioni dal lavoro, ben 8 su 10 erano mamme.
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