Corriere della Sera - Io Donna

Sono figlio unico ma ho una famiglia numerosa

-

gioele Dix è figlio unico. Oggi che i suoi genitori sono anziani, si trova solo nel prendersi cura di loro. Abbiamo avuto da sempre un rapporto saldo e adesso è giusto e naturale ricambiare. Ogni tanto mi piacerebbe poter condivider­e con un fratello delle scelte, delle decisioni delicate. Questo sì. Ma alla fine mi pare di capire che non è detto: anche se ce l’hai, non è automatico succeda.

Detto questo, ha mai desiderato non essere più solo?

Da bambino mi chiedevano spesso: vuoi un fratellino? Una sorellina? Mi pareva una domanda insensata perché capivo perfettame­nte che non dipendeva da me. Invece era come se buttassero su di me la questione.

Ma un parere l’avrà avuto, no?

Da figlio unico stavo bene, non avevo desiderio di altri fratelli. Però, allora, mi piacevano moltissimo le famiglie numerose. Ne frequentav­o da sempre una in cui c’erano sei figli: un sogno. Quella casa era esagerata, gente che urlava, entravano, uscivano, un disastro. Mi affascinav­a così tanto, forse per il contrasto con casa mia, dove tutto era ordinato, si parlava sottovoce...

Si dice che i figli unici fatichino più degli altri a smarcarsi dalle attenzioni dei genitori. È così?

Io ho sempre avuto libertà di scelta, anche se i miei genitori non condividev­ano. Quando ho abbandonat­o gli studi, ad esempio. Non mi sono laureato - oggi, confesso, è un mio rammarico - e di giorno per guadagnare qualcosa facevo il trasportat­ore di carni ai mercati, mentre la se- ra andavo in teatro a recitare. Mio padre non era felicissim­o, anzi. Ma non mi ha mai ostacolato.

Lei quanti figli ha?

Due, un maschio e una femmina. Non sono sei, ma con due resti alla pari, crescita zero, non sottozero.

C’entra l’essere cresciuto in una famiglia così con il bisogno di comunicare a un pubblico quello che pensa?

Alla base di tutto c’è del narcisismo. Quando sento colleghi dire che fanno questo lavoro per potersi esprimere penso: raccontala giusta, lo fai perché ti piace il successo e che ti dicano bravo. Allo stesso tempo è anche vero che da sempre mi piaceva raccontare quello che mi capitava con una chiave mia, ed è quello che faccio anche oggi.

Il primo pubblico sono stati i suoi genitori?

Più la mia classe, specie quella del liceo. Mi chiedevano sempre di raccontare dal mio punto di vista gli episodi, anche quelli più banali, che attraverso la comicità lo diventavan­o meno. Erano talmente convinti che fossi bravo a farlo che anche adesso, passati parecchi anni, sono rimasti compatti e vengono sempre a vedere i miei spettacoli. Come fossero una famiglia. Molto numerosa.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy