Corriere della Sera - Io Donna
Ricetta di un cocktail
fino a qualche tempo fa non si sapeva neppure come definirle, poiché il nome di questa professione, barman, esplicitava una competenza del tutto maschile. Ma oggi il numero delle donne che si dedica alla mixology in Italia sta crescendo, e le barlady (o barmaid) tentano con competenza e tenacia di scardinare la convinzione che il bartender sia una professione da uomini.
Alcune di loro hanno vinto premi nazionali ed internazionali, e spesso vengono impiegate nella comunicazione come brand ambassador delle più importanti aziende del settore. Di più: a quasi 70 anni dalla fondazione, per la prima volta nel direttivo Aibes (Associazione Italiana Barmen e Sostenitori) è stata nominata una donna (le socie sono 305 su 1.800). E infine, altro debutto assoluto, qualche settimana fa al Premio Strega Mixology (che affianca quello letterario) c’era in finale una barlady circondata da quattro uomini: l’ucraina Solomiya Grytsyshyn, in Italia da quindici anni. L’abbiamo incontrata con altre tre colleghe per farci raccontare questo mondo al femminile. E se i cocktail sono sempre più materia per signore, cominciare (e continuare) ci si può, magari affidandosi a una nuovo manuale: Miscelare, di Federico Mastellari e Giovanni Ceccarelli (Hoepli). Tutte a shakerare.
“nell’accoglienza abbiamo un tocco in più rispetto agli uomini”
Solomiya Grytsyshyn
23 anni, Chorus Café, Roma
«Finora è stato un incentivo pensare di poter spodestare gli uomini da questa roccaforte che è il bartending, anche se ammetto di aver sempre avuto accanto figure maschili che mi hanno insegnato tanto» racconta Solomiya. «ora che devo organizzare un gruppo di lavoro iniziano però i primi ostacoli, perché è più difficile dar retta ad una donna e per giunta giovane. Ho deciso di adottare la tecnica della goccia cinese: ripetere continuamente le cose per farmi ascoltare ». poi, dice, «sfatiamo il luogo comune che a noi ragazze piacciano solo le cose dolci. Possiamo creare cose frivole ma anche dei bei drink seri. Inoltre, nell’accoglienza abbiamo un tocco in più rispetto agli uomini, siamo più sorridenti e familiari. E nell’estetica siamo più eleganti» sostiene la barlady. Come crea i suoi drink? «Spesso improvviso, in base al gusto del cliente». E c’è un ingrediente che la ispira più di tutti:
« Il lampone, perché mi ricorda l’infanzia in ucraina, e poi il gin e il pisco, il distillato del momento». Meno gradito? Il whisky torbato. Ma guai a dirle che è più roba da uomini...