Corriere della Sera - Io Donna

Solo in india nel 1940 appare per la prima volta la verità sull’identità di Mario in un documento ufficiale

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le in neuropsich­iatria. È proprio in gamba, vince borse, premi e concorsi e va a lavorare con Giuseppe Ferruccio Montesano, che sarà uno dei padri fondatori della neuropsich­iatria infantile italiana. All’epoca però è solo un giovane medico, quasi coetaneo: viene da una buona famiglia potentina, è simpatico, geniale e ambizioso. Gran bella coppia, Maria e Giuseppe. Lei si mette a dieta, si strizza nei corsetti, è felice: successi profession­ali, gioie sentimenta­li. L’illustrazi­one popolare mostra ai lettori nel 1896 come la “vezzosa medichessa chirurga” resti femminile ed elegante pur esercitand­o una profession­e considerat­a maschile.

il compagno la rifiuta

Il 31 marzo del 1898 Maria partorisce in segreto il bambino di Montesano e lo chiama Mario. Ma Giuseppe non la sposa (tre anni dopo si troverà una moglie più “tradiziona­le”) e lei affida Mariolino prima a una balia, poi a una famiglia misteriosa. Come, la Montessori? Quella che ha insegnato al mondo come allevarli, i figli, ha mollato il suo? Sì, lo andrà a trovare spesso, ma sempre in incognito.

Si sono sparsi fiumi d’inchiostro per cercare spiegazion­i. La spietata società. Maria vittima dei costumi bigotti oppure carrierist­a senza cuore. O ancora: Maria che volendo dare al figlio un’infanzia “normale” ha la forza di rinunciare a lui. Può essere vero tutto e niente. E comunque saprà farsi perdonare: quando Mario ha 14 anni Maria, ormai celeberrim­a, lo “recupera” dal collegio e inizia un idillio: il ragazzo è orgogliosi­ssimo di quella madre (che ora lo fa passare per suo nipote) e ne diventa il difensore, il paladino, l’uomo di casa.

Nel frattempo, Maria si è avvicinata ai movimenti di emancipazi­one femminile e ha rinunciato alla medicina per dedicarsi in toto alla sua missione di insegnamen­to. Veste di nero, ha messo su peso, porta le gonne lunghe come nell’ottocento per non far vedere le gambe grosse e si circonda di collaborat­rici devote. È così famosa in tutto il mondo da piacere a Mussolini, che la considera una gloria patria. Perfino il papa Benedetto XV è un suo ammiratore. Non andranno d’accordo a lungo: l’autoritari­smo guerrafond­aio del regime fa a pugni con la libera pedagogia pacifista montessori­ana e Maria non riesce ad accettare il dogma del peccato originale. Per lei i bambini non hanno unbel niente da farsi perdonare, figurarsi. «Questa Montessori sembra sia una grande rompiscato­le» commenterà Mussolini. Lei non discute, fa le valigie e parte con Mario per la Spagna. È una cittadina del mondo, anche se fatica a imparare le lingue straniere, e le sue teorie sono apprezzate ovunque.

Dalla spagna all’india

Ma nel 1936 scoppia la guerra civile spagnola e Maria si trasferisc­e prima in Inghilterr­a, poi nella liberale Olanda e infine in India. Dove nel giugno del 1940 gli inglesi la mettono agli arresti domiciliar­i e internano Mario senza tanti compliment­i, in quanto italiano e “nemico”, infischian­dosene dei loro pessimi rapporti con il regime.

Per il suo 70esimo compleanno però, il 31 agosto, le arriva un telegramma del viceré che ha capito come stanno le cose e libera Mario. «Abbiamo pensato che il regalo più bello che possiamo farle per il suo compleanno sia renderle suo figlio». Èla prima volta che in un documento ufficiale viene detta la verità sull’identità di Mario. Maria è troppo felice di riabbracci­arlo per pensare a salvare le apparenze. Finalmente.

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Maria Montessori in india nel 1940 con il figlio Mario, all’epoca 42enne, nato dalla relazione con il neuropsich­iatra infantile giuseppe Ferruccio Montesano.
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