Corriere della Sera - Io Donna

La mia vita mi ha portato alla conclusion­e che la diversità culturale e intellettu­ale è una grande ricchezza. Il contrario di quel che molti credono oggi

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della tensione degli anni successivi.

La sua famiglia ha pagato un prezzo in quel periodo?

Nella mia famiglia non ci è stato mai raccontato che gli italiani erano cattivi e i tedeschi erano buoni: su questo hanno tenuto la barra ben dritta e il valore della convivenza e dello scambio è sempre stato un valore assoluto. Come tutti i sudtiroles­i credevano fortemente nell’autonomia e nella difesa della propria cultura. Ma non credevano nella violenza come via per veder riconosciu­ti i propri diritti.

Il senso della sua trilogia e i conti con la Storia. È possibile farli nell’arco di una vita?

Per quanto mi riguarda, sì. Vengo da un confine su cui nell’arco dell’ultimo secolo si sono giocati scontri mortali. Nel mio lavoro di giornalist­a ho potuto assistere di persona al crollo del grande confine simbolico che era il Muro di Berlino. Come parlamenta­re europea, ho fatto parte di quel grande progetto di pace che è l’unione. Mi ritengo una privilegia­ta.

Dal suo osservator­io quotidiano su La7, come vede il ruolo della donna nella vita pubblica italiana ed europea?

Non per niente la protagonis­ta del mio libro, Klara, è una ragazza, poi donna, che amail potere, non aspetta che sia qualcun altro a offrirglie­lo, studia e rischia per ottenerlo. Di donne che non hanno paura di mettersi in gioco c’è bisogno, in un mondo intriso di testostero­ne. Da Trump a Erdogan e da Orban a Putin, siamo in mano a maschi presunti alfa che

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