Corriere della Sera - Io Donna
Teniamo a Bada Lo stress
Un po’ è utile. Ma quando è troppo contribuisce a creare stati infiammatori pericolosi. Come si fa a gestirlo? Con yoga, tai chi e meditazione, che intervengono a livello del Dna
Insegnaci ad aver cura e a non curare/ Insegnaci a starcene quieti» scrive Thomas Stearns Eliot invocando Dio. Stare quieti: ecco, prendersi cura di sé passa dal vedere orizzonti di pace, dal sedare quello stress cronico che non è una patologia e però ha nel suo arco tutte le frecce per farci invecchiare e ammalare.
È chiaro che la ricetta universale della serenità non esiste. Ma a sorprendere gli scienziati vecchio stampo sono gli effetti calmanti di vie che gli orientali battono da secoli: lo yoga e un’arte marziale come il tai chi parrebbero addirittura lasciare firme molecolari nelle cellule. Firme antinfiammatorie.
frenare La tensione, motore di guai
Per capire che cosa c’entri l’infiammazione, è necessaria una digressione sullo stress, un motore di guai quando è eccessivo. Non si parla di quello buono, che è la spinta a scansare i pericoli, la carica per dare il meglio di sé. Il pepe della vita, la molla, il divenire. Mettiamola così. Lo stesso fatto può essere percepito in maniera diversa da ognuno. I fortunati ne escono rinvigoriti, pronti a rispondere a uno stimolo più forte (in questo caso si parla di eustress). Mentre una condizione di tensione permanente, non gestita, si ripercuote sulla salute (distress). Ci si sente sopraffatti, qualsiasi impegno soverchia le proprie possibilità. E arrivano i primi sintomi fisici, come il mal di testa, i disturbi allo stomaco o l’insonnia.
Lo stress serve, deve esserci e poi andarsene. Se resta lì, a basso numero di giri per tempi troppo lunghi, fa danni. Con un esito finale: crea o fomenta quegli stati infiammatori che sono correlati all’invecchiamento, alle rughe del volto e a una serie di patologie, dal cancro all’alzheimer, dall’aterosclerosi al diabete.