Corriere della Sera - Io Donna
Una cosa sull'amore
di Jeffrey Eugenides Mondadori pagg. 295, euro 20
Se avete amato Le vergini suicide, Middlesex e La trama del matrimonio, in diversi gradi e per diversi motivi, e anche se non aveste mai letto prima d’ora nessun libro di Jeffrey Eugenides, questi racconti, scritti nell’arco di trent’anni di lavoro, vi conquisteranno. Per il profondo senso di imperfezione dell’umanità che vive in ognuno di essi, per i personaggi indomiti e difettosi, per lo strazio che ci prende quando leggiamo di noi stessi, o ci rendiamo conto che in fondo non siamo tanto meglio del divorziato che finge con il vecchio amico che sua moglie sia morta, e invece lei lo ha lasciato e sta benissimo con il suo nuovo compagno. Leggere Eugenides significa riscoprire il vero amore per la narrativa, il desiderio di raccontare e raccontare, senza preoccuparsi. Con delicatezza perfino, come nel primo racconto, un capolavoro sulla terza età e sull’amicizia fra due donne anziane (una delle due viene ricoverata in un ospizio, l’altra si occuperà di portarla via da lì).
Ognuno di questi protagonisti, colti spesso nel fallimento economico o nell’accanimento dell’ottimismo e di investimenti sempre sbagliati, e a volte osservati dai figli con occhi di pietra, ha la sua voce unica e precisa. Ha il suo fardello e la sua speranza. La meschineria, anche. Sean che cerca in ogni modo di conquistare la giovane autostoppista, e detesta il vecchio amico bisognoso di calore perché gli intralcia i piani, è la dimostrazione che si può scrivere della perfidia degli esseri umani senza perdere la pietà e l’immedesimazione. L’idea che c’è sempre una possibilità di riscatto, un grande gesto inaspettato, una casa per la vecchiaia dove passare il tempo insieme.