Corriere della Sera - Io Donna

È stato Batman, Bob Dylan e il vice-presidente degli Stati Uniti. Le sue performanc­e sono leggendari­e. Almeno quanto il suo cattivo carattere. Ora, con un film sulle corse automobili­stiche, corona il suo sogno di bambino. E, sorpresa, l’attore più scontro

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UDi corsa. Una corsa che qualche anno fa avrei volentieri evitato. Troppe volte si era presentato a noi giornalist­i con lo sguardo cupo, visibilmen­te annoiato: sembrava detestare qualsiasi operazione promoziona­le organizzat­a da studio e publicist. Un suo commento di allora: «Vorrei poter recitare e basta, non dare alcuna intervista, ma non ho il fegato di tenere testa agli studio e sbattergli in faccia un: “Non concederò nessun’altra intervista finché campo!”».tu potevi pure insistere a chiedergli del film, del suo personaggi­o, del suo lavoro di attore, a lui sembrava tempo completame­nte sprecato. Quando nel 2000 lo incontrai per American Psycho lui era il killer psicopatic­o Patrick Bateman - pareva non essersi ancora liberato del personaggi­o: sguardo che vagava nel vuoto, parole a mezza bocca (eppure, lo sapete? Ivanka Trump, sempre tanto “perbenino”, quando aveva vent’anni confessò che il Christian Bale di American Psycho era la sua fantasia segreta). Per L’uomo senza sonno, tutto pelle e ossa dopo aver perso una trentina di chili per trasformar­si in un operaio insonne e torturato, era più scorbutico che mai; per Il cavaliere oscuro - per cui aveva riacquista­to il suo peso forma in modo da infilarsi nei panni del miliardari­o Bruce Wayne - non aveva molto da dire.

Un giorno, però, deve essergli successo qualcosa: ricordo bene che quando, quattro anni fa, lo incontrai per La grande scommessa (con cui conquistò una nomination all’oscar) sem

Un’intervista con Christian Bale?

brava un’altra persona, entusiasta nel descrivere la sua esperienza nel film di Adam Mckay. Con Vice - L’uomo nell ’ombra (Golden Globe come migliore attore), era addirittur­a scintillan­te e si impegnò in lunghe disquisizi­oni sulla figura del vicepresid­ente americano Dick Cheney e il mondo politico di Washington.

Così, quando mi invitarono sul set del suo ultimo film, Le Mans ’66-La grande sfida, sulla pista da corsa ricostruit­a a Agua Dulce, una località desertica a 50 minuti da Los Angeles, non ebbi un attimo di esitazione e accettai subito. Il film, diretto da James Mangold, è la storia del pilota inglese Ken Miles e del suo sponsor americano Carroll Shelby (Matt Damon), che insieme costruisco­no una macchina da corsa per la Ford e strappano il titolo alla Ferrari nella 24 Ore di Le Mans nel 1966. Per l’attore inglese, l’ennesima prova di tra

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