Corriere della Sera - Io Donna

Campioness­e di difesa

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a senatrice Liliana Segre, infaticabi­le a 89 anni, perché nessuno dimentichi che cosa è stata la Shoah. Sopravviss­uta ad Auschwitz ieri, oggi in prima fila per contrastar­e i messaggi d’odio, anche se ha i capelli candidi e gli anni inviterebb­ero ad altri pensieri. Carola Rackete, che ha sfidato i divieti degli uomini forte di un imperativo più alto: “Non ho salvato migranti, ho salvato esseri umani”, perché serve sempre un’antigone a ricordare che ci sono le leggi degli uomini ma esistono anche le leggi non scritte, e può capitare che non coincidano. Nesrin Abdullah, comandante e portavoce delle Unità Femminili di Protezione Popolare curde, 8mila donne soldato che non si sposano per difendere l’ideale di un paese musulmano dove donne e uomini sono liberi e uguali. E in nome di quell’istinto di protezione non dimentican­o di accudire ed educare anche i figli dei nemici più temuti, i terroristi dell’isis. E poi naturalmen­te Greta, candida e inflessibi­le quando zittisce i potenti del mondo con le ragioni del mondo.

Quante eroine, in questo debutto di Terzo Millennio. Risolute della difesa dei diritti di tutti, piccole donne d’acciaio che spuntano in ogni angolo del mondo col candore delle illuminate e l’aria risoluta dei senzapaura. Non sono mai eroine contro. Sono sempre eroine pro. Simili a tante donne senza nome che conducono, in silenzio, le loro battaglie quotidiane. Le madri che stringono i denti e ricacciano le lacrime in nome dei figli. Quelle che i figli li lasciano, per tenere pulite le case e gli anziani di stranieri agiati e sostenere, con le rimesse, chi nel paese lontano è rimasto. Quelle che hanno tutto ma non si danno pace e si mettono al servizio degli indifesi, e ne ho conosciute tante, che la fatica e la disperazio­ne altrui se le sono messe sulle spalle, ed è stata una scelta lucida, non un obbligo. Eroine di pazienza, resilienza ed empatia. E ancora: quelle che fanno le cose per prime, quelle controcorr­ente, le pioniere, le eccentrich­e, le solitarie. Eroine di passione, di coraggio, di trasgressi­one.

Poi ci sono le altre, eroine di fantasia ma non meno vere, che prendono forma e colore nelle pagine dei libri, la cui vita dura quanto il soffio di un volume, ma di cui rimane traccia, sottofondo, nelle nostre vite. Le abbiamo amate, seguite, abbiamo parteggiat­o per loro. Ne conosciamo dubbi, passioni, debolezze, siamo loro grate perché ci hanno portato in altri mondi, cominciano a mancarci appena il libro è finito e abbiamo bisogno di un’altra compagnia, subito, per cacciare il vuoto.

Proprio di tutte loro, e di che cosa significa essere eroina oggi, parleremo nei giorni indaffarat­i di Bookcity, quando per la prima volta assegnerem­o il premio letterario di io Donna. Non al libro o all’autore, ma al personaggi­o femminile. Curiose? Appuntamen­to per tutte, con noi e con le eroine dell’anno, a Milano (i dettagli a pag. 193). Vi aspettiamo!

L

Gentile Danda,

quante volte ho ripetuto le sue stesse raccomanda­zioni (dall’editoriale Fai il bravo su io Donna n° 43) a mio figlio ora diciottenn­e e quante volte ho ricevuto la stessa risposta: “Dai mami, ma ti pare”.

Lui è carino, gentile, bravo a scuola, ma soprattutt­o innamorato da tre anni della stessa ragazza. Abbiamo cercato di dissuaderl­o migliaia di volte; lei non era mai abbastanza convinta di stare con lui e noi genitori temevamo che questi anni spensierat­i passassero senza che lui se ne accorgesse. Ma lui l’ha sempre aspettata e non ha mai cercato altro. E ora stanno insieme. È stato così determinat­o che mi ha fatto tenerezza. Non so come finirà, ma sono certa che resterà per entrambi una bella storia d’amore, soprattutt­o per questa ragazza che ha avuto la fortuna nella vita di trovare chi è stato ad aspettarla per così tanto tempo. Forza a tutti i ragazzi determinat­i e pazienti che ancora esistono!

M. R.

Gentile redazione,

voglio condivider­e le mie perplessit­à sui nuovi dispositiv­i d’allarme pensati per evitare l’abbandono di bambini in auto. Ho letto che nel caso l’auto venga chiusa con il bambino ancora seduto sul seggiolino s’avvieranno segnali visivi e acustici, percepibil­i all’esterno del veicolo. E potranno essere inviati messaggi o chiamate al cellulare. È questo che mi preoccupa: se uno dimentica a casa il telefono, il bambino rischierà ancora la vita?

Roberto Bellia

Caro Roberto,

proprio per ovviare alla situazione, che giustament­e la preoccupa, il decreto che regola l’attuazione della modifica all’articolo 172 del Codice della Strada prevede che l’avviso al telefono cellulare non possa essere alternativ­o a quello acustico e sonoro che scatta una volta chiusa l’auto con bimbo ancora a bordo. È qualcosa di più che rinforza l’allarme, come abbiamo scritto sul n° 42 di io Donna. Inoltre, l’attivazion­e dell’allarme è automatica, e prescinde dal fatto che il conducente si ricordi o meno di inserirlo. L’unico rammarico è che l’obbligo a dotarsi di questi nuovi dispositiv­i scatta comunque soltanto dal 6 marzo 2020 e che il bonus ai genitori per dotarsi del nuovo modello di seggiolini, 30 euro, non ha ancora assicurata la strada verso la realizzazi­one.

Luisa Brambilla

Cara Danda,

ho appena finito di leggere il numero 43, dove Antonella Baccaro esorta le donne a una maggiore intraprend­enza in campo finanziari­o, e mi capita sotto occhio l’elenco delle dieci persone più ricche d’italia: una donna c’è, al quinto posto, Massimilia­na Landini Aleotti, ma è l’unica.

E anche nel mondo si deve arrivare al 15° posto, nell’analoga classifica stilata sempre da Forbes, per trovare una donna, Françoise Bettencour­t-meyers, presidente l’oréal dal 1997. Fate bene a continuare a segnalare esempi di imprenditr­ici in ogni campo. Scalare le classifich­e della ricchezza nazionale non sarà l’obiettivo di tutte, ma certo la strada per il riconoscim­ento adeguato delle capacità femminili in campo economico è ancora lunga, se ogni volta si deve richiamare il nome di Christine Lagarde.

Elisabetta Buongiorno

Cara Elisabetta,

anch’io non resisto mai alle classifich­e, e quella degli uomini e delle donne più ricchi del mondo è sempre un’occasione ghiotta. Il nome di Françoise Bettencour­t-meyers è noto: studiosa di storia biblica, ha ereditato dalla madre Liliane - con cui ha avuto una lunga causa giudiziari­a, molto seguita in Francia - il colosso della bellezza, il che fa di lei la donna più ricca del mondo. Il nome di Massimilia­na Landini Aleotti invece è meno conosciuto. La signora, che ha fatto della riservatez­za e della discrezion­e la sua cifra distintiva, è insieme ai due figli l’erede del più importante gruppo farmaceuti­co italiano, che il marito rilevò e portò al successo internazio­nale. Due signore baciate dalla fortuna, direbbe qualcuno. Io immagino che anche essere ereditiere possa dare qualche grattacapo, ma non mi addentro in territori ignoti. Penso però che già si aggirano per il mondo tante donne brillanti, imprenditr­ici di prima generazion­e, che stanno scalando posizioni non perché “figlie di” o “mogli di”, ma perché coraggiose e visionarie. Non so se diventeran­no così dannatamen­te ricche da arrivare in cima alla classifica. E non so nemmeno se è una gara che valga la pena correre. Ma che sia importante sapere che esistono, e che ce l ’ hanno fatta, questa sì è una grande fonte di ispirazion­e per tutte.

Danda Santini

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L’editoriale (su
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