Corriere della Sera - Io Donna
«Ancora oggi la brutalità contro le donne non è considerata un tabù»
Lo sostiene Monica Lanfranco che da anni presenta lavori di teatro sociale e progetti di educazione di genere nelle scuole. Eppure solo un cambio di mentalità nei giovani porta presto a una svolta. L’esempio della Francia
Cos’è la violenza? «Trovare una tipa in discoteca e sfondarla così tanto che i genitori non la riconoscano». È solo una delle risposte arrivate a Monica Lanfranco dopo aver distribuito 1500 questionari in cinque scuole italiane. Le risposte, raccolte nel suo ultimo saggio (Erickson) sono illuminanti.
«La pornografia sul web per la quasi totalità dei ragazzi, è l’unica fonte a cui si ispirano per la sessualità e il vocabolo più digitalizzato nelle ricerche in rete è “sex”. Noi adulti dove siamo?», chiede Lanfranco, esperta di temi sulla differenza di genere che ha presentato il suo lavoro a Trento al convegno
e che nel 2013 ha pubblicato un saggio analogo sugli uomini adulti.
«La violenza maschile sulle donne non è considerata un tabù. È questo il problema.
Anche i ragazzi, accanto alla violenza aggiungono i “se” e i “ma”. Ovvero, la deprecano ma pensano che abbia un movente. È il vecchio adagio per cui tu donna te la sei cercata ed è il paradosso che l’avvocata Tina Lagostena Bassi nel film Rai
(1979) spiegava così: in nessun tipo di reato, tranne che nella violenza sessuale, i giudici mettono in discussione la versione della vittima e la sua moralità. Nel leggere queste risposte, mi sono trovata alle prese con pensieri di ragazzi poco più giovani dei miei figli.
Più leggevo e più stavo male, è stata dura», aggiunge. Lanfranco lavora con le emozioni degli uomini già dal 2013, quando ha cominciato a portare in giro
il primo progetto di teatro sociale rivolto agli uomini contro la violenza maschile che adesso coinvolge anche gli studenti delle scuole superiori. «Alcuni si iscrivono per curiosità, altri per fare teatro o perché invitati dalle loro donne. Mi hanno emozionato le lacrime di alcuni durante le prove e la partecipazione di due sacerdoti: è il sintomo che qualcosa sta cambiando anche dentro la chiesa, una istituzione così piena di misoginia». Qualcosa sta cambiando, certo, e per aiutare i ragazzi a riflettere ci sono molti spunti da offrire. Per esempio? «Un libro – Monologhi della vagina – di Eve Esler; un film – North Country - Storia di Josie
Caro; una serie tv – The
consiglia la formatrice. È necessario aumentare la consapevolezza di quanto il problema sia ancora complesso da affrontare. Prosegue infatti così la sua analisi, Lanfranco:
«Se si paragona la diffusione del porno oggi con quella degli anni ‘70 negli Usa, quelli erano anni romantici. Per non parlare dei video amatoriali, cioè i video girati con il cellulare dove i minorenni in gita scolastica si fanno riprendere in vere orge. L’intimità non è nemmeno considerata in questo orizzonte della sessualità, e si parla di giovanissimi. In Italia c’è un grave deficit di educazione all’empatia e alla responsabilità, a scuola come in famiglia. Se non si rimettono al centro della didattica il corpo, le emozioni e il rispetto sarà sempre peggio. In Paesi come la Francia, le politiche educative contro la violenza maschile partono dalle scuole elementari. Da noi, le adolescenti che incontro nei corsi di formazione che tengo da Nord a Sud, minimizzano i ceffoni dati dai fidanzatini per gelosia, convengono che una certa rudezza è lecita nel corteggiamento, perché spesso le donne dicono no ma pensano sì e quindi vanno «convinte» con energia. Gli adolescenti ammettono che all’amore serva una “modica quantità” di violenza, che da verbale può diventare concreta: ce ne rendiamo conto?».